venerdì 29 maggio 2015

#RITAGLI #LINK #SOCIETA' / Giappone, i giovani si suicidano (Pio d'Emilia)

Per il terzo anno consecutivo, esattamente da quando il numero totale ha cominciato a calare, il suicidio è la prima causa di morte tra i giovani giapponesi compresi nella fascia d’età tra i 15 ed i 24 anni. Si tratta di un “record”, se così vogliamo chiamarlo, assoluto: in tutti gli altri paesi del mondo industrializzato i giovani di quell’età perdono la vita per un’altra causa, gli incidenti stradali. (...)

Mentre il numero complessivo dei suicidi è calato, negli ultimi tre anni, da 40 a 31 ogni 100 mila abitanti, quello relativo ai giovani è balzato da 14 a 23, un aumento pari quasi al 50%. E non pensiate che c’entri Fukushima e la relativa emergenza nucleare. Anche in quella “zona” i suicidi purtroppo ci sono, ma riguardano soprattutto gli anziani. Non i giovani, che da quella zona maledetta se ne sono già andati e, purtroppo per loro, probabilmente mai ci ritorneranno.

Ma perché – aldilà del contesto etico che in un Giappone “laico”  considera il suicidio un’opzione più che accettabile   – i giovani giapponesi si tolgono la vita? Il fenomeno, che anziché essere pubblicamente discusso continua ad essere volutamente sottovalutato (sia a livello governativo che scolastico e familiare) era stato previsto già qualche anno fa da Noritoshi Furuichi, un autorevole sociologo la cui parabola mediatica è stata inversamente proporzionale al suo successo editoriale. Quando nessuno lo conosceva, lo si vedeva sempre in tv, poi, appena pubblicato il suo controverso saggio Zetsubo no kuni no kofuku na wakamonotachi (“La gioventù felice di un paese disperato”) è sparito. Ma quello che ha scritto nell’oramai “lontano” 2011, resta drammaticamente attuale. 
«I nostri giovani sono tra i più felici al mondo. Mai stati così felici. Non troveranno, anche se pochi lo sanno e se ne preoccupano,  mai più un lavoro fisso, né potranno contare su una pensione. Ma se ne fregano. Iperprotetti dalla ricchezza accumulata dai loro genitori e dai loro sensi di colpa che ne hanno allentato, fino ad eliminare, ogni tentativo di imporre una leadership etica e morale, facilitati dalla deflazione che rende facilmente accessibile cibo, vestiario e divertimenti vari, e immersi nel mondo virtuale di internet che soddisfa, senza esporli a rischi che non vogliono e non potrebbero sopportare, ogni esigenza di “intrattenimento”  passivo, arrivano al capolinea più in fretta dei loro coetanei nelle altre parti del mondo. Molti si fermano. Molti  cercano di tornare indietro. Ma molti si tolgono la vita». (...)

*** Pio d'EMILIA, giornalista ed esperto di Giappone, Giappone, suicidi prima causa di morte tra under 24: ‘Giovani soli e abbandonati’, blog 'ilfattoquotidiano.it', 28 maggio 2015

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