Eugenio BORGNA, 1930, psichiatra di matrice fenomenologica
Umberto GALIMBERTI, 1942, filosofo e psicoanalista di matrice junghiana
La solitudine dell'anima - Libreria Feltrinelli Duomo, Milano, 1 febbraio 2011
video, 59min22
Nel primo quarto d'ora del video, l'introduzione all'intervento di Eugenio Borgna è affidata a Umberto Galimberti.
Ecco alcuni frammenti della sua presentazione::
«Eugenio Borgna, in quanto psichiatra fenomenologico, è da sempre 'contro' la psichiatria organicistica, che continua a dominare il campo. (...)
La psichiatria fenomenologica incontra il paziente non rispondendo alla domanda che cos'è la depressione, che cos'è la schizofrenia, m vedendo di capire la modalità specifica con cui 'io sono depresso', 'io sono schizofrenico' . (...)
La psichiatria non è una scienza. Perché si è scienza solo quando si oggettiva. E l'uomo non è oggettivabile. (...)
La psichiatria fenomenologica non ha mai avuto una ordinariato di cattedra all'università perché il farmaco non è rifiutato, ma non è la prima mossa terapeutica. (...)
Borgna distingue, nella Solitudine dell'anima, due tipi di solitudine: aperta e chiusa.» (U. Galimberti)
Eugenio Borgna parte dall'assunto che la poesia è uno strumento fondamentale per capire la vita interiore umana. Cita due versi di Emily Dickinson che lo hanno accompagnato, «come stelle comete» (dice), nella riflessione durante la stesura de libro.
Un primo verso dice: "Non c'è una sola solitudine ma molte solitudini che restano ignorate".
Un secondo verso, ancora più «abbagliante, reciso e rivoluzionario» (l'aggettivazione è di Borgna), afferma: "Forse sarei più sola senza la mia solitudine".
Le parole del relatore procedono calde, ricche, emozionali nello scavo del tema oggetto del libro.
Il periodare, generoso e abbondante, richiede un certo impegno nell'ascolto, anche per una tonalità di voce che tende all'uniformità. Lo stile è allo stesso tempo strutturato e (positivamente) destrutturato e segue un vocabolario ampio, intenso, fortemente metaforico.
Se si investe in attenzione costante si viene ripagati dalla quantità (e qualità) di stimoli che si ricevono: si 'sente', ascoltando il relatore, che i suoi pensieri non sono solo acquisizioni teoriche, ma il frutto dell'esperienza viva e partecipe di chi ha incontrato e affrontato per una vita la follia nella professione. (mf)
NB:
(1) - Ecco il link al testo, citato nell'intervento di Eugenio Borgna, di Luciana Sica, La solitudine come rifugio ai tempi dei social network, 'la Repubblica', 18 gennaio 2011, http://bit.ly/1sCmxo2
(2) - Eugenio Borgna, La solitudine dell'anima, Feltrinelli, 2011 (ebook 2014)
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