lunedì 25 maggio 2015

#LIBRI PREZIOSI / "Liberi servi", di Gustavo Zagrebelsky (recensione di M. Ferrario)

Gustavo ZAGREBELSKY, "Liberi servi", Einaudi, 2015
pagine 305, € 30.00, ebook € 9,99

Saggio ponderoso, e poderoso, questo di Gustavo Zagrebelsky. E imprescindibile: se si vuole riflettere sulle questioni profonde del vivere e, soprattutto, del 'con-vivere'. 
Del resto, nessuna sorpresa: chi ha confidenza con la tante pagine scritte dall'autore in libri e articoli in questi anni sa che è giurista e intellettuale fine e acuto, che sa spaziare con competenza su temi di politica, sociologia, filosofia e sa trasformare l'erudizione in vera 'cultura', attraverso atti di conoscenza capaci di problematizzare e restituire un sapere né finto né appiccicato, ma assimilato, intimamente digerito. Ed è così che il sapere ritrova la sua etimologia e il suo sapore. 

Il volume ha un titolo (Liberi servi) che già dice, con la carica potente dell'ossimoro, dell'impegno che si è vuole affrontare: una riflessione (pacata, ma tesa; razionale, ma appassionata) sui modi individuali e sociali di vivere e relazionarsi in società e, in particolare, sul potere, nei suoi aspetti micro e macro e nelle sue dimensioni fluide e istituzionali. 
Lo spunto è una rilettura approfondita e puntuale della visione di Dostoevskij, ma soprattutto del capitolo de I fratelli Karamazov'centrato sul Grande Inquisitore. Il dialogo (monologo) del Grande Inquisitore con il Cristo è analizzato in ogni aspetto, con un acume critico inusuale, e le considerazioni che ne discendono servono a illuminare il passato e il presente, dandoci elementi per capire il gioco del Potere e le modalità di asservimento, anche dolce, suadente e inconsapevole, cui singoli e masse sono costretti. In genere, 'per il loro bene', naturalmente.

Impossibile restare indifferenti, specie per i rimandi all'oggi. Che restano impliciti in buona parte del libro. Ma, nel capitolo finale, si svelano senza equivoci e con una forza impressiva cui non si sfugge. Come qui: 
«La coercizione esteriore s’è resa superflua: non c’è bisogno di costringere, se non esistono opzioni possibili, da contrapporre a ciò che c’è. È una libertà paradossale, a senso unico: la libertà del conformista. Ciò che c’è s’impone da sé, per il solo fatto di esserci. Le società in cui viviamo, tecnologiche, «avanzate», impolitiche, nell’insieme, hanno interiorizzato il messaggio: non ci sono alternative. Tutto e solo ciò che è consentito è adeguarsi, cioè cercare di sistemarsi nel modo piú vantaggioso, o meno svantaggioso, nel grande formicaio umano. (...) Strana atmosfera: non siamo mai stati cosí liberi; al tempo stesso, non siamo mai stati tanto oppressi. Siamo liberi dall’arbitrio, ma siamo schiavi della situazione. Dire a un emarginato che è libero, suona beffardo; dire a un integrato che è oppresso, suona stonato. Entrambi reagirebbero male a quella che sembrerebbe loro un’irrisione.»

Ogni tanto confrontarsi con pensieri disturbanti fa bene al pensiero. E del resto, se un pensiero non disturba, c'è da pensare che non sia un pensiero. Un rischio che si è sicuri di non correre con Zagrebelsky: e con questo saggio meno che mai.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura

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La comunicazione non è l’informazione, è la circolazione di notizie orientata a promuovere consenso e adesione. La comunicazione odierna è gravida di conseguenze fidelizzanti e omogeneizzanti. Nel campo commerciale crea mode e clienti; nel campo culturale, tendenze e benpensanti; nel campo politico, partiti e partitanti. Nella sfera politica, addirittura, la comunicazione da strumento è diventata un bene in sé. Si sarà certamente notato quante volte e da quante fonti si dice di questo o di quell’altro personaggio, costruito dalla comunicazione, ch’egli stesso è «un grande comunicatore». Non importa che cosa comunichi, anche il nulla: anzi, preferibilmente il nulla, perché se comunicasse qualcosa di diverso dalla comunicazione stessa, potrebbe incorrere in qualche incidente. Piú sei vuoto ma sai comunicare, più hai buone probabilità di fare strada. (Gustavo Zagrebelsky, "Liberi servi", Einaudi, 2015)
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