ll processo di trasformazione interiore è per molti solo un concetto, a cui credere o no. Per qualcuno è qualcosa di percepito ma non riconosciuto e quindi ricondotto purtroppo a qualcosa di strambo, preoccupante e disorientante. In questo caso le cose familiari perdono il loro significato abituale, emergono nuovi sentimenti, i comportamenti conosciuti nei confronti dell’oggetto relazionale non ci paiono più spontanei, naturali, necessari e funzionali.
Nuove foglie germogliano sui nostri rami che dalla terra e dalle radici si estendono verso l’aria aperta. Pan arriva attraverso i suoi germogli che annunciano nuova vitalità e un nuovo ciclo. Ma se la coscienza non sa nulla di questo Pan, esso arriva come ospite indesiderato, inaspettato, sgradito, non compreso ed emerge panico, appunto.
La trasformazione naturale non ha connotazioni di valore, ma è invece il vissuto umano che colora il fenomeno di nero o di bianco. E’ allora la partecipazione della coscienza ai processi interiori e inconsci che permette ai giardini di essere zen: calmi, non selvaggi, eppure vivi e brulicanti.
*** Zaira CESTARI, psicoanalista a indirizzo junghiano, Le foglie di Pan, 'L’anima Fa Arte', rivista di psicologia, n.12/2016, citata in 'cestarizaira', qui
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