La grandezza di Alfredo Reichlin sta nel fatto che non fosse una persona eccezionale, chessò, un Gramsci, nemmeno un Togliatti o un Berlinguer, per restare con i dirigenti del PCI. Ce n'erano parecchi come lui e tanti di più li capivano e rispettavano, e avevano la forza di esprimere questo consenso.
Adesso sembriamo timorosi di entusiasmarci e persino appoggiare chi è serio, informato, razionale, e pure ce ne sono in giro; magari perché non fanno una battura spiritosa ogni tre frasi e non bucano lo schermo, come subito rimarcheranno gli esperti di immagine e pubblicità, cani da guardia del potere (irridenti nei confronti di Zagrebelsky dopo che in un dibattito televisivo mostrò l''inconsistenza di Renzi).
Inutile accusare il destino cinico e baro: i leader e le celebrity che stanno rottamando la cultura e la ragione per rimpiazzarle con superficialità e cazzate li abbiamo scelti noi ed evidentemente ci piacciono e rappresentano; basterebbe guardarsi in giro, riconoscere i nuovi Reichlin, sceglierli, per cambiare tutto.
*** Francesco ERSPAMER, docente di studi italiani e romanzi ad Harvard, saggista, 'facebook', 24 marzo 2017, qui
Alfredo Reichlin, 1925-2017
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