Perché, negli ultimi tre decenni, è stato così facile per chi era al potere convincere i propri elettori della saggezza (e comunque della necessità) delle politiche che voleva portare avanti? Perché non c'era a disposizione nessuna alternativa coerente. Anche quando esistono differenze marcate nei programmi dei principali partiti, queste vengono presentate come versioni diverse di un unico obiettivo. È diventato un luogo comune dire che vogliamo tutti la stessa cosa e abbiamo solo modi leggermente diversi per giungere a essa. Ma è semplicemente falso. I ricchi non vogliono le stesse cose che vogliono i poveri. Chi dipende dal posto di lavoro per la propria sussistenza non vuole le stesse cose di chi vive di investimenti e dividendi. Chi non ha bisogno di servizi pubblici (perché può comprare trasporti, istruzione, e protezione sul mercato privato) non cerca le stesse cose di chi dipende esclusivamente dal settore pubblico. ... Le società sono organismi complessi, composti da interessi in conflitto fra di loro. Dire il contrario (negare le distinzioni di classe, di ricchezza, o di influenza) è solo un modo per favorire un insieme di interessi a discapito di un altro. Un tempo una simile affermazione era scontata: oggi ci incoraggiano a liquidarla come un incitamento irresponsabile all'odio di classe.
*** Tony JUDT, 1948-2010, storico britannico, Guasto è il mondo, 2010, Laterza, 2011, citato da Tomaso Montanari, Si può ancora credere a Matteo Renzi?, 'L'Huffington Post', 11 marzo 2017, qui
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