L'allarme risuona da tempo, ma ora la caduta sembra accelerarsi ogni volta. I partiti della sinistra europea sembrano seguire la parabola che porta al tramonto di quello che fu nelle speranze di tanti milioni di uomini e donne il sol dell'avvenire. Nelle recenti elezioni olandesi i socialisti hanno perso tre quarti dei seggi in parlamento, superati non solo da liberali, conservatori e destra populista, ma anche dai verdi, com'era già avvenuto alle presidenziali austriache. E già segnato è il destino dei socialisti francesi, che pure furono i vincitori delle scorse elezioni parlamentari e presidenziali: al voto del 23 aprile il loro candidato Hamon arriverà desolatamente quinto, secondo i sondaggi, superato perfino dall'irregolare Melenchon. È la crisi che agita i socialisti spagnoli, e ancor di più i laburisti inglesi: un altro sondaggio pubblicato oggi da yougov mostra che solo per il 13% degli elettori Jeremy Corbyn sarebbe il miglior premier (contro il 51% per Theresa May). Perfino tra coloro che nel 2015 votarono Labour prevarrebbe la May.
Su questa pagina ho già affrontato più volte la questione della crisi della sinistra. Irreversibile? Voglio ricordare che l'anno scorso c'è stato almeno un leader socialista che è andato al di là di ogni speranza, nel luogo più inatteso. Un giovane? No, Bernie Sanders.
*** Enrico MENTANA, giornalista, direttore di TgLa7, 'facebook', 29 marzo 2017, qui
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