Leggo:
«Volevo mollare dopo il risultato del referendum costituzionale, ma cosa avrei detto ai miei figli?»
(Matteo Renzi, campagna per le primarie a Modena, 'la Repubblica', 26 marzo 2017)
Semplice.
Avrebbe potuto dire di essere uno che rispetta gli impegni, formali e solenni, presi ripetutamente in pubblico, anche in un consesso istituzionale come il Senato.
E avrebbe potuto aggiungere di non essere uno sbruffone che ha tante facce quante quelle che usa per prendere per i fondelli chi lo ascolta.
Come quando, ad esempio, disse a Letta di 'stare sereno' prima di soffiargli il posto.
O che mai sarebbe andato al governo se prima non fosse passato dal voto.
Ma finché politici, media, cittadini non gli ricordano ogni giorno le panzane raccontate, mettendolo di fronte ai fatti duri e non smentibili che lo riguardano, lui fa bene a fregarsene.
E a fregare chi si lascia fregare.
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Qualche amico dice che sono 'ossessionato' da Renzi.
In passato altri mi accusavano di analoga ossessione per Berlusconi.
Può essere: accomuno entrambi nel disprezzo e non ne faccio mistero.
Ma questo disprezzo non nasce solo per le scelte specifiche di politica da loro messe in atto, in ambedue i casi lontane dalla mia visione del mondo.
C'è un 'prima', per me fondamentale, che è condizione indispensabile perché un uomo politico, di qualunque visione o colore, possa 'fare politica': vera, seria, credibile. E questo 'prima' è costituito da una dimensione etica in buona sostanza riconducibile al 'rispetto' dell'altro.
Sogno un Paese in cui se un uomo pubblico, con ruoli cruciali in politica (ma pure negli affari), racconta frottole e manca clamorosamente agli impegni solennemente presi, per giunta violandoli con quell'atteggiamento arrogante di impudenza e strafottenza cui ormai troppi ci hanno abituato, quanto meno venga costretto a cambiare mestiere, sparendo per sempre dalla ribalta del potere e del successo.
Non sogno la galera, ma, in mancanza di autocritica da parte dell'interessato, sogno la 'sanzione sociale': quella riprovazione, ferma e senza sconti, di noi cittadini che sola è in grado di riaffermare il primato di un'etica che fa stare insieme una comunità.
E' un sogno, lo so.
E forse è questo sogno che mi ossessiona.
Peraltro so di essere incurabile. E mi va bene di essere incurabile.
Peraltro so di essere incurabile. E mi va bene di essere incurabile.
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