Oggi torno a parlarvi di istruzione e apprendimento permanente. Ho due ottimi motivi per farlo, e il primo è questo: nel commosso ed energico discorso di commiato (qui la sintesi in italiano) pronunciato a Chicago da Barack Obama c’è, tra le molte altre cose rilevanti, un singolo passaggio che vorrei riproporvi. Eccolo:
LAVORO E DISUGUAGLIANZE. Le grandi disuguaglianze corrodono anche i nostri principi democratici (…). Non ci sono modi veloci per correggere questa tendenza di lungo periodo. Sono d’accordo che il commercio internazionale debba essere equo e non solo libero. Ma la prossima ondata di licenziamenti non verrà dall’estero.
Verrà dal continuo progresso nell’automazione che renderà obsoleti molti posti di lavoro. E quindi dobbiamo formare un nuovo patto sociale, per garantire ai nostri figli l’istruzione di cui hanno bisogno, per dare ai lavoratori il potere di unirsi in un sindacato per chiedere paghe migliori, per aggiornare il nostro welfare così che sia adatto al modo in cui viviamo, per aggiornare il fisco. (...)
RAGIONARE DI FUTURO. L’ulteriore paradosso è questo: occuparsi del futuro, oggi, significa ragionare di un’istituzione antica (e, nella sbrigativa percezione di troppi) polverosa com’è la scuola. Significa migliorare la scuola di oggi e progettare la scuola di domani, e istruire i cittadini di domani, prima e più ancora che progettare le tecnologie di domani.
Significa, infine, che non dobbiamo mai scordarci di rendere onore a chi investe, in questa sfida, tutta la sua competenza, la sua intelligenza, la sua energia e la sua passione.
Il secondo motivo è che questo articolo è dedicato a Tullio De Mauro.
*** Annamaria TESTA, esperta di comunicazione, saggista, Istruzione e apprendimento permanente: sfide cruciali per il futuro, 'nuovoeutile', 17 gennaio 2017
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