(...) Cerco delle persone che abbiano una ‘semplice’ consapevolezza e non una complicata consapevolezza di se stessi, dei propri limiti e delle proprie possibilità. La coscienza di questi limiti credo che sia veramente la cultura. Quando io parlo di ‘uomini al minimo storico di coscienza’ è proprio questo che voglio dire: la coscienza non è data da una quantità di conoscenze in senso orizzontale, ma dalla ricerca nel sapere, che non può che essere limitato, della profondità. La ricerca del senso della vita. La tecnologia che conosciamo allarga molto la conoscenza ma sempre in senso orizzontale; non c’è nulla nelle nuove invenzioni che ci aiuta ad andare dentro nelle cose. Può aprirci il panorama ma non vuol dire che ci dia più consapevolezza. Era più consapevole e cosciente un contadino di cent’anni fa, che sapeva sette cose ma le sapeva veramente. Noi in realtà sappiamo tutto e non sappiamo nulla. (...)
Ho avuto, purtroppo come tanti, anche delusioni dalla piazza. Il fenomeno di massa è un fenomeno che non amo, e che non ho amato neanche nei momenti in cui si partecipava al movimento, che era una bella parola. Sento molto importante l’esistenza di una quantità di individui che rappresentano ognuno un desiderio, mentre la massa significa spesso l’annullamento del pensiero da parte del gruppo. La massificazione, sia essa di destra o di sinistra, è sempre negativa. Ognuno di noi ha ogni giorno molto spazio nei rapporti quotidiani per mettersi alla prova e per trovare il ‘qui e ora’, ci sono tantissime occasioni per essere persone piuttosto che maschere. E lo smascheramento di quello che siamo mi sembra una cosa realizzabile minuto per minuto nella nostra vita.
*** Giorgio GABER, 1939-2003, autore e attore teatrale, citato da A. Priolo, Il luogo del pensiero. Qui e ora, ‘Re Nudo’, n.18, 1 marzo 1998, riportato anche in 'giorgiogaber.org', qui
In Mixtura altri 6 contributi di Giorgio Gaber qui
Nessun commento:
Posta un commento