Discutiamo da anni di Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi (Dico), Diritti doveri reciprocità (Didore), Patto civile di solidarietà (Pacs), unioni civili. Del matrimonio, però, no, perché non si fa.
Ne discutiamo, ma non esiste ancora nessun istituto giuridico matrimoniale per le persone dello stesso sesso, e le unioni civili, già pallide copie del matrimonio per tutti (unico mezzo davvero non discriminatorio), sono bloccate in una discussione surreale.
“Ma che bisogno c’è poi?”.
“Siamo per i diritti dei singoli, però…”.
“Per gli adulti, certo, ma i figli?”.
“I figli a due omosessuali?”.
Se non bastassero queste domande sbilenche a rendere folcloristico un dibattito che potrebbe essere molto semplice (uguaglianza sì o no?), da qualche settimana ferve il dibattito sulla maternità surrogata.
Come andrà a finire sulle unioni civili, e quanto saranno ulteriormente amputate di pezzi rilevanti, allontanandosi dall’uguaglianza e conservando assurde discriminazioni, lo sapremo nelle prossime settimane.
Nel frattempo, in un mondo che sembra alieno, la discussione si svolge anche sui matrimoni plurali. Ronald Den Otter, nel suo nuovo libro In defense of plural marriage, approfitta dell’estensione del matrimonio per domandarsi se esistono ragioni costituzionali per limitare il matrimonio numericamente.
“In this book, I take seriously the idea of plural marriage”. Comincia così questo libro che è anche un’occasione per ripassare qualche concetto fondamentale di ogni democrazia liberale. (...)
*** Chiara LALLI, bioeticista, La prossima famiglia nascerà dal matrimonio plurale, 'internazionale.it', 11 gennaio 2016
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