tra una veglia e l'altra.
Dormono poco
perché vegliare è necessario al vivere
ed incerto è il passo
di quelli che s'aspettano la resa.
Dormono
ma il corpo percepisce
la vibrazione sorda
della paura e della tracotanza.
Dormono
sognando braccia tenere
e non spari e comandi
ed un sorriso modifica la bocca
quasi fossero ancora
bambini da svezzare.
Dormono
sulla terra prima che sia sottratta
e li unisce il respiro della vita
fin che vita sarà...
Non li ho invitati – non li conoscevo –
ma sono qua seduti alla mia tavola.
A volte scoppia un riso
che pare una granata
ed è senso fraterno in vita e in morte.
Vengono dal novecento,
dalle scalze utopie,
dalle scelte pagate fino in fondo.
Bevono grappa e fumano
tabacco amaro e scuro – ombre soltanto
a ricordare ai vivi
il senso dell'umana appartenenza.
*** Gianni MILANO, 1938, poeta e pedagogista, Dormono, da ‘A’ rivista anarchica, anno 44, n. 390, giugno 2014.
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