La vera minacca è l’individualismo sfrenato. Paradossalmente, la nostra società è riuscita a forgiare un’idea di libertà che assomiglia alla schiavitù. Libero è colui che domina il suo tempo, le sue relazioni, le proprie emozioni. Più sviluppiamo la serialità e l’individualismo più rendiamo pericoloso il mondo. La grande sfida è creare legami con gli altri non utilitaristici, ma fondati sulle affinità elettive. Promuovere spazi e forme di socializzazione animati dal desiderio. La nostra società non fa apologia del desiderio, fa piuttosto apologia delle voglie, che sono desideri formattati e normalizzati. Viviamo altresì nell’illusione che tutto ciò che ci accade potrebbe essere diverso e che ognuno di noi potrebbe essere un altro. E dobbiamo far tutto per vincere il destino. La libertà, al contrario, non è scegliere le situazioni ma ‘assumerci’ il destino che incontriamo senza averlo scelto.
*** Miguel BENASAYAG, 1953, filosofo e psicoanalista argentino, co-autore con Gèrard Schmit di L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Milano, 2004, intervistato da Cristina Tirinzoni, ‘Psychologies Magazine’, marzo 2005
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