Richard STENGEL, Il manuale del leccaculo.
Teoria e storia della piaggeria
Teoria e storia della piaggeria
(You're Too Kind: A Brief History of Flattery a popular history of flattery, 2000)
traduzione di Daniele Ballarini
traduzione di Daniele Ballarini
pagine 308, Fazi Editore, 2015, € 14,50, ebook €6,99
Quello che promettono titolo e sottotitolo è pienamente ottenuto: il volume è un ottimo impasto di 'manuale' su come arruffianarsi il potere (e chiunque ci sembra possa esserci utile) e di 'storia' dell'adulazione, da Adamo ed Eva ai nostri giorni.
Ricco di informazioni, anche curiose e gustose, e scritto in modo ironico e scanzonato, il libro, nonostante qualche ridondanza, si legge con interesse e divertimento: si resta ammirati per il lavoro quasi enciclopedico condotto dall'autore sul tema e per la leggerezza efficace con cui riesce a esporlo, senza mai far cadere attenzione e coinvolgimento.
Lo sforzo è quello di offrire una mappa, la più possibile ampia e documentata, dei modi con cui da sempre i 'senza-potere' cercano di acquisire potere o, quanto meno, di difendersi da chi ha più potere. Lo sguardo tenta di essere neutrale, ma qualche dubbio che ci riesca viene: se infatti l'autore evita sicuramente il moralismo, qualche cedimento ad un lassismo neppure troppo rassegnato percorre tutto il testo.
Questa sensazione è legata peraltro ad almeno tre rischi impliciti nel modo in cui l'intera problematica viene proposta.
Il primo rischio è connaturato alla scelta di dilatare il concetto di adulazione sino a comprendere qualunque espressione di lode, anche sincera e slegata da secondi fini: se pure chi non adula sotto-sotto adula perché mette in atto una strategia sottile di adulazione, magari pure inconsapevole, ci ritroviamo al buio, impossibilitati a tracciare ogni distinzione, e davanti ai soliti ben noti gatti tutti bigi.
Il secondo rischio è quello di far passare il messaggio che l'adulazione sia iscritta nei geni: il capitolo sulle scimmie e sui rituali di sottomissione di chi ha la disgrazia di non essere la scimmia Alfa è quanto mai stuzzicante, ma a me continua a parere che, se è vero che siamo discendenti delle scimmie, è pur vero che, in quanto esseri umani, possiamo contenere l'istinto e decidere di fare gli uomini anziché le scimmie.
Il terzo rischio è un po' un misto di 'si è sempre fatto' e 'così fan tutti', ottenuto con un'abbondanza di 'prove storiche' che paiono decisamente inconfutabili. Si aggiunga la finta domanda, suggerita tra le righe anche se mai chiaramente esplicitata in termini brutali, riassumibile nella seguente 'ma in fondo che male c'è?' e il gioco è fatto: si autorizza la lettura, a quel punto senza più ulteriori eventuali remore, delle parti manualesche in cui in dettaglio si insegna, in ogni possibile declinazione e sfumatura, il comportamento adulatorio che serve per arruffianarsi il prossimo.
Le perplessità sopra esposte non inficiano comunque l'interesse per il testo: sia per la quantità di stimoli, anche supportati da dati empirici disseminati lungo le circa trecento pagine (peraltro tutte percorribili in massima scioltezza), e sia per l'abbondante analisi critica, pure dura e senza sconti, condotta sul presente nel finale dell'excursus storico: i riferimenti più diretti sono alla società statunitense, ben conosciuta dall'autore, ma la globalizzazione in corso da anni non ha tralasciato i costumi e fa ritrovare perfettamente raffigurati anche noi italiani nel quadro disegnato. E non stupisce più (e forse appunto questo è il problema) leggere con esempi dettagliati che in ogni campo (politica, affari, spettacolo, media) il fine del successo, dei soldi e del potere sia perseguito con ogni mezzo, vendita della propria dignità compresa.
*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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Si potrebbe inoltre sostenere che l’adulazione operi a scapito della giustizia e dell’onestà. Ciò sarebbe evidente nel caso di un candidato che ottenesse un posto di lavoro grazie alle sue lusinghe, scalzando un altro professionalmente più competente. È ingiusto? Non ne sono sicuro. In primo luogo, la cosa non è tanto diffusa come si può immaginare. Come vedremo, gli studi sociologici sull’adulazione dimostrano che essa favorisce la simpatia ma non la percezione del valore personale. Per contro, nel caso di pari competenza professionale fra due candidati, il posto andrà probabilmente al bravo adulatore. Si può quindi argomentare che la piaggeria non è altro che una marcia in più, una qualità personale ricompensata inconsciamente dal selezionatore. Poi, il nuovo assunto userà l’adulazione per aver successo nella professione, il che contribuirà al successo del capo. Niente funziona meglio di una lusinga che va a segno. (Richard Stengel, Manuale del leccaculo. Teoria e storia della piaggeria, Fazi, 2015)
Ma è stato Dante a trattare gli adulatori peggio di tutti, relegandoli nell’ottavo girone dell’Inferno, quello dopo il settimo, dove erano condannati i tiranni, gli assassini, i suicidi, i blasfemi, i sodomiti e gli usurai. Nella cosmologia dantesca, chi lusinga è peggio degli ipocriti, dei ladri, degli astrologi e dei «seminatori di scandalo e di scismi». (Richard Stengel, Manuale del leccaculo. Teoria e storia della piaggeria, Fazi, 2015)
Giudicando un individuo un arrampicatore sociale, non gli fate certo un complimento. Però, si tratta di un comportamento umano normale e basilare. Il fatto è che alcuni non se ne vergognano e lo mostrano in modo irritante. In base ai principi della biologia evoluzionistica, cercare di migliorare e avere successo è una strategia vecchia come il mondo, che si è dimostrata efficace dal punto di vista dell’evoluzione. Essere arrampicatori sociali è connaturato nei nostri geni.
Naturalmente, nei tempi ancestrali ciò non voleva dire donare denaro al Metropolitan Museum of Art al fine di essere invitati ai balli in maschera dell’alta società. Allora elargivamo al maschio alfa parte del mammut appena predato per farne pelliccia, oppure gli toglievamo le zecche dalla barba. In ogni caso, questi atteggiamenti venivano sempre ricompensati a livello genetico: nella cultura dei primati come alla corte di Tutankhamon o di Elisabetta I, e sono premiati ancora oggi a Wall Street, a Washington e a Hollywood. (Richard Stengel, Manuale del leccaculo. Teoria e storia della piaggeria, Fazi, 2015)
Naturalmente, nei tempi ancestrali ciò non voleva dire donare denaro al Metropolitan Museum of Art al fine di essere invitati ai balli in maschera dell’alta società. Allora elargivamo al maschio alfa parte del mammut appena predato per farne pelliccia, oppure gli toglievamo le zecche dalla barba. In ogni caso, questi atteggiamenti venivano sempre ricompensati a livello genetico: nella cultura dei primati come alla corte di Tutankhamon o di Elisabetta I, e sono premiati ancora oggi a Wall Street, a Washington e a Hollywood. (Richard Stengel, Manuale del leccaculo. Teoria e storia della piaggeria, Fazi, 2015)
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