Cominciavano ad alzarsi le prime luci, e Grande Capo Orso-Lucente era uscito dalla tenda.
Lentamente, aveva abbracciato con lo sguardo l’orizzonte, passandosi una mano sul braccio, e aveva aspirato l’odore dell’aria: diceva pioggia e vento.
«Sì», disse fra sé, «l’inverno è alle porte. E sarà un inverno freddo».
Diede un ordine secco: «Subito 50 indiani a fare legna nel bosco».
Poi, chiamò Penna Bianca, uno dei bambini del campo a cui era più affezionato e del quale più si fidava.
«Ti chiedo un favore, Penna Bianca. Se le mie ossa non mentono, quest’inverno sarà assai rigido e al campo dobbiamo prepararci ad affrontarlo con giuste riserve di legna. Tuttavia, voglio essere sicuro di questo mio presentimento: come sai, su a metà costa vive lo Stregone Occhio-Che-Anticipa. Ti prego di andarlo a trovare e di domandargli se quest’inverno sarà freddo».
Penna Bianca non aveva particolare desiderio di farsi le tre miglia di sentiero per salire dallo Stregone, ma aveva imparato ad ubbidire. E poi Orso-Lucente era il Grande Capo, ed era un onore servirlo.
Salì dallo Stregone. Che era intento a mescolare in un pentolone una strana pozione.
Penna Bianca sapeva che Occhio-Che-Anticipa era geloso dei suoi segreti e così si fermò prudentemente a distanza.
«Che c’è?», domandò lo Stregone con quel suo vocione rauco e pesante.
«Mi manda Orso-Lucente. Crede che quest’inverno sarà freddo, ma vuole sapere le tue previsioni».
Occhio-Che-Anticipa interruppe malvolentieri di mescolare i suoi liquidi e si avvicinò al punto da cui si dominava la valle. Osservò il cielo, poi scrutò la pianura.
Quindi emise il responso: «Sì, dì a Orso-Lucente che farà freddo».
Penna Bianca ridiscese il sentiero di corsa.
Si presentò da Orso-Lucente e riferì: «Occhio-Che-Anticipa ha detto che farà freddo, Grande Capo».
Orso-Lucente si rallegrò.
«Avevo ragione».
Poi ordinò: «Subito altri 50 indiani a fare legna nel bosco».
Penna Bianca stava per congedarsi, ma Orso-Lucente lo fermò.
«Abbi pazienza, ma ti chiedo ancora un favore, Penna Bianca. Lo Stregone ha detto che farà “freddo”. Sarebbe importante però avere una misura: farà “freddo” oppure “freddo-freddo”? Ti prego, fai un’altra corsa da lui e chiediglielo».
Penna Bianca ripartì e si ripresentò dallo Stregone.
«Che c’è ancora?», disse un po’ seccato Occhio-Che-Anticipa appena lo vide.
«Il Grande Capo Orso-Lucente vuole capire bene: chiede se farà “freddo” oppure “freddo-freddo”».
Sempre lentamente, lo Stregone guardò prima il cielo, poi la pianura, giù in fondovalle
Quindi sentenziò: «Freddo-freddo».
E Penna Bianca ritornò da Orso-Lucente.
«Ha detto “freddo-freddo”, Grande Capo».
«Davvero?», commentò Orso-Lucente.
E ordinò: «Subito altri 50 indiani a fare legna nel bosco».
Passò un’ora.
Penna Bianca era tornato ai suoi giochi, quando Orso-Lucente lo richiamò.
«Ho bisogno ancora di te, Penna Bianca. Le mie ossa mi hanno parlato una seconda volta. Temo che quest’inverno non farà “freddo-freddo”, ma farà “freddo-freddo-con-ghiaccioli”. Vorrei che tu chiedessi conferma ad Occhio-Che-Anticipa».
Penna Bianca avrebbe voluto obiettare che era stanco e che altri bambini potevano salire dallo Stregone al suo posto.
Ma la voce ferma e dolce nello stesso tempo del Grande Capo lo dissuase.
Risalì per il sentiero.
Occhio-Che-Anticipa aveva terminato le sue miscelazioni e stava per rientrare nella tenda.
Occhio-Che-Anticipa aveva terminato le sue miscelazioni e stava per rientrare nella tenda.
Penna Bianca lo anticipò.
«Ancora?».
«Ti prego, Occhio-Che-Anticipa: l’ultima previsione. Orso-Lucente vuole sapere se farà “freddo-freddo” oppure “freddo-freddo-con-ghiaccioli”».
Lo Stregone, dopo essersi ispirato al cielo e aver osservato la valle in tutta la sua lunghezza, concluse: «Non c’è dubbio: “freddo-freddo-con-ghiaccioli”».
Penna Bianca ridiscese e riferì.
E Orso-Lucente, compiaciuto perché le sue ossa non sbagliavano, subito ordinò: «Altri 50 indiani a fare legna nel bosco».
Grande Capo sembrava placato e Penna Bianca ricevette in premio per il servizio un tamburello di bufalo.
«Sei stato bravo, Penna Bianca, e tutto il campo ti ringrazierà quest’inverno, quando potrà scaldarsi con la legna che avremo messo in riserva. Ora però mi devi concedere un ultimissimo favore. A me parlano i dolori delle mie ossa, ma lo Stregone prevede con arti magiche. Io voglio sapere. Va’ da lui ancora una volta e chiedigli il suo segreto. A me, Grande Capo, lui non potrà tacere».
Penna Bianca, onorato per le parole di Orso-Lucente, si legò il tamburello in vita. Pensò con orgoglio al compito importante che aveva svolto per tutto il campo e si ritrovò una nuova energia nelle gambe: fece l'ultimo viaggio di corsa.
Lo Stregone era seduto, la schiena rivolta alla montagna e la faccia orientata alla valle.
Lo Stregone era seduto, la schiena rivolta alla montagna e la faccia orientata alla valle.
Sembrava in meditazione: gli occhi semichiusi, come per proteggersi da un pallido sole, che ogni tanto qualche nuvola velava.
Quando capì che Penna Bianca gli era ancora vicino, reagì con stizza, disgiungendo le mani unite come in preghiera.
Penna Bianca riuscì a superare il timore.
«Ti chiedo scusa, Occhio-Che-Anticipa. So che ti sto disturbando, ma è ancora Orso-Lucente che mi manda. Gli ho riferito di tutte le tue previsioni ed è appunto della tua capacità di prevedere che adesso vuole sapere. Dice che a lui tu devi svelare il segreto. Come fai a prevedere che quest’anno farà “freddo-freddo-con-ghiaccioli”?».
Lo Stregone restava immobile, le palpebre abbassate.
Passarono secondi che sembravano minuti.
Penna Bianca si chiedeva se avesse sentito, ma non osava ripetere la richiesta.
Poi lo Stregone aprì gli occhi e fissò Penna Bianca intensamente: era scuro in volto e scandì parole nette e decise.
«Risponderò, Penna Bianca, ma di’ a Orso-Lucente che questa è l’ultima mia risposta, perché appena tu te ne sarai andato entrerò nella settimana del silenzio e della meditazione. E nessuno mi potrà disturbare. Neppure Grande Capo».
«Ti chiedo scusa, Occhio-Che-Anticipa. So che ti sto disturbando, ma è ancora Orso-Lucente che mi manda. Gli ho riferito di tutte le tue previsioni ed è appunto della tua capacità di prevedere che adesso vuole sapere. Dice che a lui tu devi svelare il segreto. Come fai a prevedere che quest’anno farà “freddo-freddo-con-ghiaccioli”?».
Lo Stregone restava immobile, le palpebre abbassate.
Passarono secondi che sembravano minuti.
Penna Bianca si chiedeva se avesse sentito, ma non osava ripetere la richiesta.
Poi lo Stregone aprì gli occhi e fissò Penna Bianca intensamente: era scuro in volto e scandì parole nette e decise.
«Risponderò, Penna Bianca, ma di’ a Orso-Lucente che questa è l’ultima mia risposta, perché appena tu te ne sarai andato entrerò nella settimana del silenzio e della meditazione. E nessuno mi potrà disturbare. Neppure Grande Capo».
«Lo farò, Occhio-Che-Anticipa».
Lo Stregone si rilassò. Lasciò trascorrere qualche secondo di silenzio. Poi fece un sospiro.
Penna Bianca era in trepida attesa.
«Allora: Orso-Lucente desidera sapere come ho fatto a prevedere? E’ semplice, Penna Bianca. Il cielo, come ogni anno, annuncia che dopo l’autunno arriva l’inverno. E d’inverno è sempre freddo. Quest’anno, poi, dev’essere un inverno particolare: è da stamattina che vedo indiani, giù nella valle, che vanno a fare legna nel bosco».
*** Massimo Ferrario, L'inverno e lo Stregone, 1999-2015 - Riscrittura di un racconto di autore ignoto.
Anche in 'tiraccontounafiaba', 8 novembre 2013, qui
Nessun commento:
Posta un commento