(...) Siamo fatti di tante ferite, di milioni di ferite. Quando sbatti contro le persone che non hanno capito niente. Ma le amicizie mi hanno lasciato le ferite più laceranti. Non gli amori. Gli amici. Perché la donna la ami e puoi anche non essere corrisposto, con gli amici è una scelta assolutamente alla pari. Non so se riesco a rendere bene l’idea. E quando finisce, per mille motivi, resta la ferita non più rimarginabile. Riesci a darle un motivo, ma non una spiegazione. Il contrario di quello che avviene quando finisce l’amore. (...)
[D: C’è anche il tema della politica da affrontare, non mi pare che le interessi, vero?]
Non me ne frega proprio niente. E lo dico da ex comunista e soprattutto da democratico. Il degrado ormai è dilagante. Io, per fortuna, sono rimasto a Pericle, alla democrazia che non è la maggioranza, ma il consenso del dissenso. Andrebbe scolpita nelle pietre questa frase, ovunque. Il concetto di democrazia degli italiani è avere favori da chi ha il potere e cambiare per averne altri ancora quando il potere cambia direzione. Lo trovo un atteggiamento meschino. Gli italiani, in questo, sono meschini e voltagabbana, davanti alla politica esprimono davvero il loro peggio. E posso solo dire che allora non me ne frega un cazzo della politica. E’ la conclusione alla quale ormai sono arrivato da tempo. (...)
*** Roberto VECCHIONI, 1943, cantautore, insegnante, scrittore, da Emiliano Liuzzi, Roberto Vecchioni, tra musica, insegnamento e attualità: “Gli italiani? Davanti alla politica esprimono il loro peggio”, 'ilfattoquotidiano.it', 'Magazine 2', 5 maggio 2015
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