[D: Professore, è vero che si copia molto nelle scuole italiane?]
E' verissimo. Dalle mie ricerche - effettuate su campioni rappresentativi di studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado - emerge che circa il 66% degli studenti copia spesso o qualche volta.
[D: Perché ritiene che questo sia per forza un male? Non potrebbe, al contrario, evidenziare una propensione solidaristica tra compagni e addirittura tra insegnanti e alunni?]
Sono un sociologo e non un predicatore, anche se a parlare di queste cose ci si guadagna il nome del moralista. Ovviamente dipende sempre dalla prospettiva: è stato Carlo Marx a rilevare che l'accumulazione originaria del capitale era basata sulla frode e sull'espropiazione violenta. Dunque, in un'ottica economicista alcuni comportamenti possono essere considerati funzionali.
Ma da una prospettiva civica e morale, cosa succede?
Nelle mie ricerche ho cercato di esplorare l'ipotesi per cui il dilagare di episodi corruttivi nella società italiana possano avere un qualche collegamento con il tipo di socializzazione offerta ai cittadini, a partire dalla scuola. Ritengo che i dati mi diano ragione: esiste una correlazione statisticamente significativa tra copiare a scuola, ritenere che copiare sia lecito e giudizi più benevoli su comportamenti di trasgressione che riguardano il bene pubblico, come non pagare le imposte o farsi assegnare illecitamente del denaro pubblico. In sostanza, chi più copia è maggiormente tollerante verso comportamenti sociali trasgressivi.
[D: Qual è l'atteggiamento degli insegnanti?]
Lo stesso che ravvisiamo tutti i giorni nella nostra società di fronte agli episodi di corruzione: una tolleranza strisciante.
Quel che mi interessa indagare, in effetti, è proprio il meccanismo di "benevolenza" che esiste persino nelle istituzioni, come la scuola, di fronte all'imbroglio.
Faccio un esempio: ho provato a chiedere al campione di studenti delle scuole medie "copiare chi danneggia?". Si poteva scegliere tra alcune risposte, come "il compagno che non copia", oppure "il professore che deve valutare" ma c'era anche la risposta "l'onestà, che è un bene pubblico".
Questa risposta è stata scelta solo dal 12,8% degli studenti.
Ho fatto dei test rapidi su campioni molto ristretti di insegnanti, che l'hanno scelta solo nel 26% dei casi, e non meglio è andata con i dirigenti scolastici, solo il 28%.
La domanda che ha avuto più successo in tutte e tre le categorie? "Chi copia danneggia se stesso".
*** Marcello DEI, sociologo, docente di sociologia dell'educazione all'università di Urbino, intervistato da Cinzia Gubbini, Il sociologo: «Si copia troppo, è l'inizio della corruzione», 'repubblica.it', 5 maggio 2015
LINK, articolo integrale qui
Caro Massimo,
RispondiEliminapurtroppo non mi sorprende troppo l'esito della ricerca che rispecchia una dato che ho visto con mano con lavoro fatto da alcuni colleghi per parlare doping in classe (parliamo di scuole medie).
Tutti sono sempre d’accordo che non bisogno doparsi, perché si vuol dire imbrogliare ecc, che èp contro i valori dello sport.
Allora alcuni amici psicologi hanno fatto dei piccoli laboratori facendo un esercizio molto carino. Poi il tutto è stato documentato e ci sono anche i video sul sito della scuola per chi volesse approfondire.
Ebbe hanno diviso la classe in quattro gruppi dando loro un esercizio da fare, promettendo un premio per chi fosse stato più veloce. Hanno lasciato “sbadatamente” la soluzione dell’esercizio nascosta nei vari fogli dell’esercizio e poi vedevamo come reagivano i vari gruppi. Su quattro gruppi solo un gruppo ha deciso di affrontare la prova senza guardare la soluzione, discutendo la cosa insieme. Tutti gli altri hanno guardato le soluzioni, hanno finito e quando i due “docenti” hanno chiesto se avevano fatto tutto da soli, hanno bellamente negato di aver copiato e di essersi avvantaggiati.
Belle poi i commenti: l’importante era vincere, era bello riuscire a farcela in modo così veloce, ecc, il non pensare agli altri ma solo a se stessi.
Stefano Pollini