(...) Il cul de sac in cui i movimenti di protesta globali si sono infilati ormai da anni è quello di essere inconsapevoli produttori di riot porn: una pornografia della devastazione.
I cortei organizzati, spesso male organizzati, spesso involontariamente o addirittura colpevolmente male organizzati, spesso inorganizzabili, ma soprattutto senza una coscienza di come gestire la rappresentazione del conflitto, lasciano spazio ai desideri individuali e solitarissimi: spaccare tutto, farsi una foto con la macchina bruciata o – appena dopo per contrappasso – commentare su Facebook quanto sia idiota quel ragazzo incappucciato o questa ragazza sorridente, o addirittura a invocare manganellate, mamme di Baltimora, interventi à la Diaz. Il clicktivism è l’altra faccia del riot porn. (...)
*** Christian RAIMO, giornalista e scrittore, La pornografia della devastazione, 'internazionale.it', 2 maggio 2015.
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