E’ un pomeriggio dolce di sole.
Un prete, un medico e un ingegnere stanno giocando a golf.
Davanti a loro procede un gruppo di giocatori particolarmente lento.
I tre, dopo le prime buche, cominciano a spazientirsi.
Ad un certo punto, l’ingegnere, parecchio innervosito, sbotta:
«Ma cosa fanno ‘sti morti di sonno? Sarà almeno un quarto d’ora che aspettiamo!».
Anche il medico concorda:
Il prete condivide le reazioni dei suoi compagni, ma cerca di frenarsi.
Chiama il giardiniere: «Scusi, signore… Ma cosa stanno facendo quei bravi ragazzi davanti a noi? Sono un poco lenti, non le pare?».
Il giardiniere ammette:
«Oh, certo, padre, ha ragione. Credo che lei e i suoi colleghi dovrete avere un po’ di pazienza: si tratta di un gruppo di pompieri ciechi».
«Pompieri ciechi?», si stupisce il prete.
«Sì, l’anno scorso qui ci fu un grave incendio. E’ merito dei vigili del fuoco della città se abbiamo salvato il nostro club. Purtroppo tre di loro, nello spegnimento delle fiamme, ci hanno perso la vista. E il club da allora li fa giocare gratis quando vogliono».
Il prete rimane toccato dalle parole del giardiniere:
«Oh ma è terribile, mi spiace. Ma non si può proprio fare nulla per la loro vista?».
Il giardiniere risponde con un sospiro:
«Non so, padre, sembra che i medici non abbiano escluso qualche possibilità, però è certamente molto improbabile…».
Il prete, commosso, conclude a voce alta:
«Intanto, stanotte, dirò una preghiera speciale per loro».
Anche il medico è colpito dalla notizia:
«Perbacco, voglio assicurarmi che davvero si possa fare qualcosa. Stasera provo a sentire il mio collega primario di oculistica».
L’ingegnere finora ha ascoltato in silenzio.
Il prete lo guarda e lo coinvolge:
«Una brutta storia, vero ingegnere? Poveretti…»
L’ingegnere sembra distratto. Muove il capo in segno di condivisione.
Ma subito domanda:
«Sì. Ma perché non giocano di notte?».
*** Massimo Ferrario, 213-2015, per Mixtura - Riscrittura di una storiella di autore anonimo.
Forse non é cosí cinico, l'ingegnere ; c' é piú rispetto e naturalezza verso l'invalidità ottimizzandone l'adattamento alla "normalitá", che non un finto atteggiamento di solidarietà e compassione.
RispondiEliminaPer parte mia odio il 'finto', Paolo: sempre e ovunque sia annidato. E quindi anche dentro (dietro) 'sentimenti di solidarietà e compassione', come giustamente tu sottolinei.
RispondiEliminaDopo di che, fammi dire che sono contento del commento: perché dimostra che anche una semplice 'storiella' che vuol far fare un semplice sorriso, sottilmente prendendosela (un po') con i sempre maltrattati ingegneri (!), offre qualche spunto di problematicità e non è così banale. Anche in questo caso il mio obiettivo di (far) pensare è raggiunto. 'Con leggerezza e ironia': come ripete la sottotestatina di Mixtura....