Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
Ci cado.
Mi sento persa... Sono impotente.
Non è colpa mia.
Ci vorrà un’eternità per trovare come uscirne.
( II )
Cammino per la stessa strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
Fingo di non vederla.
Ci ricado.
Non riesco a credere di essere in quello stesso posto.
Ma non è colpa mia.
Ci vuole tempo per uscirne.
( III )
Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
La vedo, c’è.
Ci cado ancora... è un’abitudine.
I miei occhi sono aperti.
So dove sono.
E’ colpa mia.
Ne esco immediatamente.
( IV )
Cammino per la strada.
C’è una profonda buca nel marciapiede.
La aggiro.
( V )
Cammino per un’altra strada.
*** Portia NELSON, 1920-2001, cantautrice statunitense, Autobiografia in cinque brevi capitoli, da Portia Nelson, There’s a Hole in My Sidewalk: The Romance of Self-Discovery, 1977. Testo ripubblicato nel 1993 e trasformato da Portia Nelson in un off-Broadway al York Theatre di Manhattan. Riprodotto in Giuseppe Fiore e Romolo De Stefano, Essere vincenti, Angeli, Milano, 1992.
Versione inglese in in wikipedia, QUI
Mah, non riesco a capire se , fra gli elementi motivazionali del testo, ci sia posto per l' unica decisione utile per sé stessi e per tutti gli altri "viandanti" : riparare quella dannata buca!
RispondiEliminaHai ragione.
RispondiEliminaMa evidentemente anche negli Usa, e quindi non solo in Italia, far riparare le buche stradali, pure in quegli anni era impresa impossibile. O comunque che richiedeva tempi eterni. Per evitare di rompersi le gambe, meglio cambiare strada.
E poi, l'ottica Usa è sempre per l'intervento individuale. Lo Stato è comunista. By default. (!)