mercoledì 27 dicembre 2017

#LIBRI PIACIUTI / "Le tre del mattino", di Gianrico Carofiglio (recensione di M. Ferrario)

Gianrico Carofiglio, "Le tre del mattino"
Einaudi, 2017
pagine 165, € 16,50, ebook € 8,99

Padre-figlio, la nascita di un rapporto
Un padre cinquantenne, docente di matematica, separato, e un figlio liceale, abituato ad una vita timida e appartata, per lo più trascorsa in casa con la madre, si trovano costretti a passare due giorni e due notti insieme, senza dormire, a Marsiglia. E per la prima volta scoprono se stessi agli occhi dell'altro, trovando una relazione che non avevano mai avuto.

Una scrittura sobria, eppure intensa; un'attenzione minuta, e calda, ai due protagonisti e ai piccoli fatti banali che accadono in un tempo per la prima volta condiviso; uno sguardo psicologico leggero, però mai superficiale, che annota con precisione rigorosa ma partecipe avvenimenti esteriori e interiori; un ritmo lento, eppure mai noioso, che sa rispettare lo svilupparsi dei nuovi sentimenti che crescono in questa coppia fino a quel momento poco più che anagrafica.
Sono questi i tratti principali del nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio, che ci fa assistere, come fossimo in sala parto, alla nascita di un rapporto padre-figlio finalmente 'sentito', nel quale ambedue, rispecchiandosi, scoprono tratti comuni inattesi e vivono emozioni mai provate.

Siamo abituati a conoscere Carofiglio nella sua veste di 'giallista', peraltro di meritato successo. L'uscita dal campo narrativo consueto è sempre un rischio: per l'autore e per il lettore, in questo caso entrambi abituati alla struttura definita e rassicurante del poliziesco.
La prova è più che riuscita.
Unica pecca del racconto è che le pagine 'volano': sia perché il romanzo è oggettivamente breve, sia perché lo stile dell'autore, così tranquillamente avvolgente nel dosare azione e sentimenti e capace di costruire un'atmosfera emotivamente invogliante, spinge a non posare il libro. Il risultato sono due ore di dolce, e a tratti commosso, godimento.

*** Massimo Ferrario, per Mixtura
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Mi voltai verso di lui. – Osservando voi adulti, penso spesso che siate intrappolati da cose di cui non vi importa niente. Come succede? Quando succede?6
Si tirò su, passando dalla posizione distesa alla posizione seduta, con la schiena appoggiata alla testiera del letto. Chiuse la guida, dopo aver piegato un angolo della pagina che stava leggendo per tenere il segno.
– Stabilire quando è impossibile. Non è il risultato di una discontinuità improvvisa, succede un giorno dopo l’altro, come per effetto di uno smottamento che a volte è impercettibile. Te ne accorgi dopo anni. Ti carichi di cose superflue, intendo oggetti, impegni, relazioni personali e tutte queste cose diventano altrettanti fili invisibili che ti avviluppano sempre di più, appunto un giorno dopo l’altro, come una ragnatela.
Mi tirai su anch’io, con un movimento identico al suo di poco prima. Poggiai sul letto il mio libro, aperto, con la copertina bianca rivolta verso l’alto.
– Se uno ne è consapevole, perché non fa niente per liberarsene?
– La trappola è questa, appunto. Lo sai che stai sprecando gran parte del tuo tempo in cose inutili, eppure non riesci a tirarti fuori. (Gianrico Carofiglio, "Le tre del mattino", Einaudi, 2017)

– Che hai detto?
Balikwas. È una parola tagalog, la principale lingua delle Filippine. È difficile da tradurre. Significa qualcosa come: saltare all’improvviso in un’altra situazione e sentirsi sorpreso, cambiare il proprio punto di vista, vedere cose che credevamo di conoscere in un modo diverso.
– Fino a due giorni fa io non conoscevo mio padre, – mormoro senza pensarci su. – Questo è balikwas.  (Gianrico Carofiglio, "Le tre del mattino", Einaudi, 2017)
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