«Lloyd quest’anno non voglio perdermi il Natale»
«Non sarà difficile, sir. Lo trova tra il 24 e il 26 dicembre come sempre».
«Lo sai che non era questo quello che volevo dire». «Vero, sir. Però non è altrettanto chiaro ciò che intende fare...».
Di anno in anno faccio sempre più fatica a trovare dello spazio per il Natale all’interno dei miei impegni. Per me è un problema. E, come tutti i problemi, ho deciso di parlarne con Lloyd, il maggiordomo immaginario che ho assunto a tempo pieno per tenere in ordine la magione di fantasia in cui mi rifugio di tanto in tanto. Un luogo particolarmente reale che ho edificato sui pensieri ereditati da vecchi parenti, da nuovi amici e dai libri che, qui dentro, stranamente, non si impolverano mai. Il problema, in questo momento, è che fuori dalla magione, nella mia casa reale, il 25 dicembre arriva all’improvviso e se ne va troppo presto, lasciandosi dietro solamente un tramonto frastornato, il pavimento del salotto ricoperto di carta da pacchi, la lavastoviglie piena del servizio di piatti buono e una sensazione appiccicaticcia e poco gradevole sulle dita. Quest’anna però ho deciso di impegnarmi a cercare il mio Natale. Chissà che fine ha fatto...
«Credo sia in fondo a quella montagna di lavoro, sir».
«Come ci arrivo, Lloyd?».
«Credo il modo migliore sia uno slalom gigante tra gli impegni, sir».
«Portami gli sci. E che siano da competizione, Lloyd».
«Immediatamente, sir».
Allora facciamolo questo super gigante. Io che son alto un metro e settanta. E dire che un tempo arrivare al Natale mi sembrava solamente una lunga discesa libera: veloce, in posizione rannicchiata per difendersi dai colpi del caso, con l’aria pungente dell’inverno in faccia. Poi gli impegni sono aumentati, disseminandosi qua e là e io, oggi, mi trovo nelle curve più spesso di quanto vorrei. E, cercando di scansarle, perdo d’occhio ciò che conta davvero.
«Sir, qualcosa la preoccupa?».
«Non ho chiesto nulla per Natale, Lloyd».
«Se mi permette, sir, il fatto che per quest’anno siano andate in esaurimento le necessità è da considerarsi una buona notizia».
«Certo, Lloyd, certo… Ma non ho trovato niente sotto l’albero».
«Non è vero, sir. Sotto l’albero ci sono sempre le radici».
«È di plastica, Lloyd».
«Non parlavo di quelle dell’albero, sir».
E allora si continua lo slalom, una curva dopo l’altra, chiudendo lavori e aprendo le caselle dell’avvento per trovare un po’ di stupore che da qualche parte dovrà pur essersi nascosto.
«Lloyd…».
«Desidera, sir?».
«Potresti ordinare delle sorprese, per favore?».
«Provvedo subito, sir. Di che tipo?»
«Sorprese vere. Non i soliti imprevisti da grande magazzino».
«Eccellente scelta sir. Davvero eccellente».
Eppure ancora qualcosa manca. O forse c’è e non dovrebbe esserci. Un’ombra lunga, proiettata sulla terra dura di gelo, in cui la luce delle vie della città non sembra poter penetrare. È la presenza ingombrante di un futuro scritto fitto nell’agenda.
«Lloyd, secondo te la magia del Natale può far scomparire le preoccupazioni?».
«Se così fosse, sarebbe solo un’illusione da quattro soldi, sir».
«Sarebbe già qualcosa, Lloyd…».
«Sir, i trucchi solitamente si limitano a nascondere la realtà».
«E le magie?».
«La fanno scoprire diversa, sir».
Scendo lungo le vie della città, entrando e uscendo dalle porte dei negozi, impegnandomi perché siano sempre quelle giuste e che non mi portino fuori pista. Mi concedo tutto di quello che viene riconosciuto come il “Natale secondo il canone aureo”: le voci di Frank Sinatra e Bing Crosby, l’odore zuccherino della pasticceria fritta delle bancarelle, le arpe celtiche, i maglioni fin troppo decorati, il cielo bianco che preannuncia la neve, indugiare qualche minuto in più nel letto al mattino. L’illusione che tutto andrà bene. Almeno per un giorno. E così, alla fine, posso tornare trionfante e trionfatore nella mia magione immaginaria, nella speranza di ritrovare ciò che non voglio più sentir di aver perduto.
«Dunque: candela alla cannella accesa, ho vaporizzato la quintessenza di pan di zenzero e distribuito l’estratto di caminetto. Allora, Lloyd, che ne dici? Lo senti il profumo del Natale?».
«Sento un odore particolare, sir. Ma non so se è proprio quello del Natale…».
«Effettivamente me lo aspettavo più gradevole. E poi mi ha fatto venire il mal di testa».
«È una condizione condivisa in questi giorni, sir…».
«E allora, Lloyd? Come si fa a respirare un po’ d’aria natalizia?».
«Direi che l’ideale sarebbe spalancare le finestre in modo tale che possa entrare, sir». «Lloyd, a me sembra che così entri solo un sacco di freddo».
«Ancora meglio, sir. Le farà venire voglia di stringersi a qualcuno».
«Questo cosa c’entra, Lloyd?».
«Non lo sapeva, sir? Il profumo di Natale si trova quasi sempre dentro a un abbraccio».
«Buon Natale, Lloyd».
«Buon Natale, sir».
*** Simone TEMPIA, giornalista, scrittore, «Caro Lloyd, aiutami a tenere stretto ciò che conta», 'Buone Notizie - Corriere', 19 dicembre 2017, qui
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