domenica 24 dicembre 2017

#SENZA_TAGLI / Natale in Cina, solo consumismo (Paola Jadeluca)

«Jingle bells, jingle bells, jingle all the way»: non siamo a New York ma nel CitySuper di Shanghai, catena alto di gamma di alimentari. 
Il refrain di Natale risuona da settimane, le commesse indossano i cappelli a forma di renna, gli uomini vestono da Babbo Natale, in vendita hanno anche il panettone italiano Loison. Non c’è solo CitySuper. Da Pechino a Hong Kong è un delirio natalizio. Tutti i mall e i department store sono addobbati per il Natale. Le vie del lusso, dalla Nanjing, la Quinta Avenue di Shanghai, alla Wangfujing di Pechino fino alla Causeway Bay di Hong Kong è un tripudio di luci e addobbi. Il Natale è più sontuoso nel Dragone che a Roma o Milano.Eppure per i cinesi il Natale non esiste. La festa ufficiale è lo Spring Festival, il Capodanno che cade tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. Ma il Natale è diventato un incentivo per i consumi interni.
«I cinesi spesso non conoscono il significato vero del Natale. Ma ne hanno adottato l’aspetto consumistico», racconta Carlo Lopaldi, grande conoscitore del mercato del Dragone e asiatico, 20 anni tra Hong Kong, Singapore e Shanghai nel settore della logistica, già presidente della Camera di Commercio italiana a Hong Kong e vicepresidente a Shanghai della Camera di commercio europea in Cina, consulente per imprese cinesi in cerca di partner italiani. Lopaldi, che tra l’altro è fondatore e segretario politico del circolo Pd in Cina, spiega: «L’aspetto consumistico della festa è ben visto, forse voluto, dal governo, che vede nell’aumento dei consumi un obiettivo strategico». I negozi, di solito vuoti, si riempiono. Per le strade è un viavai di sacchetti griffati. Di questo passo la festa del Nuovo Anno cinese dura ormai tre mesi: inizia l’11 novembre con le vendite online del Single Day, che ha superato le vendite del Black Day statunitense, e si protrae fino alla prima settimana di febbraio. 
Il Natale è diventato la festa più importante dopo lo Spring Festival, soprattutto tra i giovani: secondo Cssi, China Survey Institute, piace molto ai cinesi di età compresa tra 15 e 45 anni. Non è un caso. L’80 per cento dei ricchi cinesi manda i propri figli a studiare all’estero, in Usa, UK e Canada soprattutto, secondo quando rileva Hurun, il Forbes cinese. Circa 275mila studenti arrivano nei campus americani ogni anno. Quando tornano si portano dietro tutta la cultura occidentale. Compreso il Natale. In teoria non si sposa bene con l’idea del presidente Xi Jinping di promuovere l’orgoglio nazionalistico. Ma in nome dei consumi interni tutto fa business. 

*** Paola JADELUCA, giornalista, I cinesi scoprono la magia del Natale ma è solo consumismo, rubrica 'Far East', 'Affari & Finanza', 18 dicembre 2017, qui


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