In un Paese non dico serio, ma perlomeno decente, la pur non brillantissima carriera politica di Maria Elena Boschi finirebbe qui. La testimonianza del presidente Consob Giuseppe Vegas in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche dovrebbe indurre Renzi o chi altri le vuole bene a rispedirla a Laterina (Arezzo), con la preghiera di non farsi mai più vedere in pubblico. Ma, se fosse coerente, dovrebbe essere lei, spontaneamente, a ritirarsi a vita privata, in base a un principio sacrosanto che sia Renzi sia lei enunciarono per chiedere la testa di Anna Maria Cancellieri, ministra della Giustizia del governo Letta. Era il novembre 2013 e la Cancellieri era stata appena beccata dalla Procura di Torino al telefono con la compagna di Salvatore Ligresti per deplorare l’arresto del marito e dei figli e poi con i dirigenti del Dap (la direzione delle carceri) per sollecitare la scarcerazione di Giulia Ligresti. Renzi, in piena campagna per le primarie Pd, ne intimò lo sfratto: “Il ministro lasci anche senza avviso di garanzia. È un problema politico, non giudiziario. È stata minata l’autorevolezza istituzionale”, “O il presidente del Consiglio dice ‘io ci metto la faccia’ e si prende la responsabilità sulla vicenda, io fossi in lui non lo farei, oppure il Pd deve votare”, “Se cambia il ministro, il governo Letta è più forte, non più debole. Perché con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani”.
Il 16 novembre la Boschi fu ospite di Ballarò e spiegò con aria dolente e argomenti stringenti (non penali, ma morali e di opportunità politica) perché la Guardasigilli doveva sloggiare: “Questa vicenda mi lascia un senso di tristezza addosso… È in gioco la fiducia verso le istituzioni. Io al posto della Cancellieri mi sarei dimessa: c’è un punto grave in questa vicenda, che non è la scarcerazione di una persona malata. Il punto grave è che ancora una volta si è data l’immagine di un Paese in cui ci sono delle corsie preferenziali per gli amici degli amici… per chi ha i santi in Paradiso. Oggi abbiamo perso un’altra occasione di fronte ai cittadini”. Ora sostituite le parole “ministro”, “Ligresti” e “carceri” con “sottosegretario”, “Etruria” e “banche” e vi sarà chiaro perché la Boschi deve sloggiare. Direbbe infatti la Boschi-2013 della Boschi-2017: “È in gioco la fiducia verso le istituzioni. Io al suo posto mi sarei dimessa: c’è un punto grave in questa vicenda, ancora una volta si è data l’immagine di un Paese in cui ci sono delle corsie preferenziali per gli amici degli amici… per chi ha i santi in Paradiso”. (...)
*** Marco TRAVAGLIO, giornalista e saggista, direttore di 'Il Fatto Quotidiano', Sbancata, 'Il Fatto Quotidiano', 15 dicembre 2017
LINK articolo integrale qui
LINK articolo integrale qui
In Mixtura altri contributi di Marco Travaglio qui
Nessun commento:
Posta un commento