Da piccoli ci raccontano che alla vigilia della nascita di Gesù, mentre dormiamo, verrà a trovarci un buon vecchio dalla barba bianca che ci lascerà un dono accanto al letto, come fecero i re magi con il bambino divino. Infatti, il giorno di Natale, al risveglio, il dono è lì a dimostrare che la storia di Babbo Natale è vera.
Qualche anno dopo qualcuno, forse un fratello maggiore, ci informa che a mettere quel dono accanto al letto sono stati i nostri genitori, che la storia di Babbo Natale è un inganno, una finzione.
Per un attimo ci troviamo davanti a una scelta: da un lato, continuare a credere alla bella storia consolatoria dell’uomo che affronta il viaggio dal Polo Nord per portarci un dono; dall’altro, accogliere la storia triste e prosaica sulla sua provenienza. È questa che scegliamo. Perché, ci diciamo, è la verità.
Così per lo più finisce la nostra fiducia cieca in Babbo Natale.
Passano gli anni: cresciamo, ci sposiamo, abbiamo dei figli, e ci scopriamo a raccontare loro la storia cui abbiamo rinunciato tanto tempo prima perché falsa: che Babbo Natale verrà a trovarli mentre dormono. Perché lo facciamo? Perché oscuramente pensiamo che per un bambino questa bugia sia migliore della verità. La verità si manifesterà fin troppo presto, ci diciamo; lasciamo che i piccoli vivano la loro illusione consolatoria finché possono.
Arriva poi il giorno in cui il bambino viene a dirci: «I miei amici dicono che Babbo Natale non esiste, ma sbagliano, perché Babbo Natale esiste, non è vero?». Come negare che quel giorno proviamo un certo dolore nel vedere lo scetticismo, camuffato da amore per la verità o da principio di realtà, che ancora una volta distrugge la commovente facilità infantile a credere?
E poi, che cosa accade? Arriva Natale e all’improvviso Babbo Natale è dappertutto, in tutti i negozi, con la sua barba bianca e la sua renna. Hodie Christus natus est, e insieme a lui Babbo Natale! Perché accade tutto questo? Perché scopriamo che non si vive di sola verità. La verità è troppo misera e nuda per nutrirci. Babbo Natale sarà pure una menzogna, ma è una menzogna di cui non possiamo fare a meno. Così ci collochiamo in una zona grigia in cui la nostra sete di nutrimento spirituale entra in conflitto con l’impulso alla verità.
Babbo Natale fornisce un semplice esempio di come allo stesso tempo crediamo e non crediamo a una storia. È un esercizio di equilibrismo che molti di noi ritengono di poter compiere senza problemi. Il nostro successo ci porta a pensare di poterlo ripetere in situazioni più complicate. Per esempio, crediamo e non crediamo che un giorno moriremo – non solo moriremo ma scompariremo del tutto e per sempre. Ma a volte, nel cuore della notte, il nostro esercizio non funziona e precipitiamo in uno stato di terrore che solo l’arrivo dell’alba dissiperà.
*** John Maxwell COETZE, scrittore, saggista, accademico sudafricano, premio Nobel per la letteratura nel 2003, Il vero, il buono, il bello, traduzione di Maria Baiocchi e Paola Splendore, in Almanacco di filosofia. Gli intellettuali giudicano la religione, 'MicroMega', n. 8, 2017
In Mixtura ark #Mosquito qui
Nessun commento:
Posta un commento