A proposito di conflitto di interessi, si continua a confondere una 'situazione' con un 'comportamento'.
Il conflitto di interessi è una condizione: uno stato 'oggetivo' in base al quale la persona coinvolta dal conflitto di interessi potrebbe approfittare della sua posizione per ottenere dei vantaggi per sé o per altri.
Non c'è bisogno che la persona faccia qualcosa per essere in conflitto di interessi: lo è per il ruolo che occupa e per i legami personali che la riguardano.
Altra cosa è il comportamento specifico, messo in atto dalla persona in situazione di conflitto di interessi, per ottenere dei vantaggi.
In questo caso:
(a) - E' grave che la persona in situazione di conflitto di interessi agisca, in qualunque modo, per ottenere vantaggi (interferendo o facendo pressioni su chi potrebbe concederli, con atti diretti o indiretti e anche solo in forza del ruolo con cui si presenta all'interlocutore potenzialmente in grado di rispondere alla sua richiesta), anche se poi non riesce a ottenerli.
(b) - Ancora più grave è che ottenga i vantaggi per cui sta agendo.
(c) - Infine gravissimo ed eticamente inscusabile se quanto sopra (condizione oggettiva di conflitto di interessi e eventuali comportamenti di vantaggio conseguenti, anche solo cercati o peggio ottenuti) tocca una persona che non ha un ruolo privato, ma pubblico e ricopre addirittura una carica di alto livello istituzionale.
Semplice, mi pare. Lo dovrebbe capire chiunque.
Anche chi non è uno specialista di diritto.
Invece persino qualche cosiddetto esperto non vede o pasticcia.
Pensate all'ultimo caso eclatante di qualche ex ministra e dite voi se non c'è malafede.
*** Massimo FERRARIO, Conflitto di interesse, in breve, per Mixtura
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