sventrala, insultala.
Sfasciale la grazia.
Ci vuole poco:
un pubblico marcio
applausi, moncherini.
Un palco invisibile,
accumuli di rabbia
e una connessione web.
Vomitale addosso
parole di fango,
inventati qualcosa.
Che – se è bella –
ha barattato il successo
con la sua bocca rossa.
Che – se si suda la vita –
è un’arrivista nata,
e pratica il bouldering.
Che – se è educata –
fa prestito a usura,
quando le conviene.
Che – se ha un’idea diversa –
è la solita rompicoglioni,
non poteva starsene zitta?
Che – se chiede più rispetto –
femminista di merda,
cosa vuoi: comandarci?
Che – se non ha figli –
invecchierà irrancidita,
quella sporca egoista.
Che – se li ha –
che cazzo si crede,
l’unica madre al mondo.
Che – se è da poco sbocciata –
chissà che combinerà,
tanto son tutte uguali.
Che – se il tempo passa –
ormai è vecchia,
già non esiste più.
Qualsiasi cosa faccia,
la strategia è sporcarla.
E che vale, no: quello non dirlo mai.
*** Marilù OLIVA, insegnante e scrittrice, Prendi una donna, in blog ‘Libroguerriero’, 14 maggio 2014, qui.
Anche in 'losguardopoIetico', n. 482, 28 ottobre 2014
https://it.wikipedia.org/wiki/Maril%C3%B9_Oliva
In Mixtura ark #SguardiPoietici qui
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