L’antica avarizia, la ‘cupiditas’, s’è tuttavia trasformata nei secoli ed ha nel mondo moderno un nome e una forma di sviluppo nuova, che si esplicita soprattutto in una formula precisa, ‘il conflitto di interessi’, in una dimensione meno triviale di quanto non sia in uso nel lessico comune o nel linguaggio politico. Il ‘conflitto di interessi’ costituisce la malattia forse più grave della modernità, malattia che neppure gli economisti, i filosofi e i giuristi, amano indagare, nascondendola con metafore e abbandonandosi esclusivamente allo studio dei suoi sintomi usualmente irrilevanti, oppure tentando di curarla con rimedi sovente omeopatici di scarso effetto. (...)
Contro il dilagare epidemico dell’avidità, nessuno strumento valido sembra essere approntato, perché è lo stesso ingranaggio del sistema che promuove e alimenta l’avidità, trascinando se stesso in un veloce declino da ‘cupio dissolvi’. E’ la prima volta che, nella lunga storia dell’uomo, il principe dei vizi capitali, nel lento passaggio dall’avarizia alla cupidigia e infine alla più raffinata forma della modernità: il conflitto di interessi, sembra essere in grado di distruggere qualsiasi valore di civiltà, le radici stesse della democrazia e i principi ispiratori dello sviluppo delle società umane.
*** Guido ROSSI, 1931, giurista e avvocato, Avarizia: dalle voglie di Arpagone al conflitto di interessi, ‘la Repubblica’, 9 aprile 2003
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