Arriva gennaio, con il suo vuoto: è ormai passata la furia del consumo in ricordo di quel bambinello povero. Adesso, se il suo padre celestiale non interviene, la prossima grande notizia sacra sarà la canonizzazione di una donna che si chiamava Anjezë Gonxhe Bojaxhiu prima di farsi chiamare Madre Teresa di Calcutta. L’ha annunciato qualche giorno fa sua santità Bergoglio, per festeggiare il suo compleanno, ed è probabile che la canonizzazione diventi realtà il 4 settembre. La sua ascesa alla santità, dicono i dotti, è tra le più veloci della storia. (...)
Era nata nel 1910 a Skopje, allora Albania e oggi Macedonia, però diventò famosa nel suo centro a Calcutta, fondato nel 1950. Io ci andai più di vent’anni fa, quando era già famosa e aveva ricevuto il premio Nobel per la pace. La sua corporazione riceveva montagne di soldi. All’epoca mi sorprese vedere che il suo centro, molto precario, non era un posto per guarire, ma per morire. Chi lavorava lì non cercava di curare ma di aiutare a morire bene (sistemati, puliti) i poveri raccolti per strada. In quei giorni, per esempio, era morto un uomo che era arrivato con una gamba rotta.
“Non possiamo curarli. Non siamo medici. Abbiamo un medico che viene due volte alla settimana, ma non abbiamo le attrezzature o le medicine necessarie. Noi li confortiamo, ci prendiamo cura di loro, gli diamo affetto, gli offriamo una morte dignitosa”, mi disse all’epoca un volontario. (...)
*** Martín CAPARRÓS, 1957, giornalista e scrittore argentino, Madre Teresa, una santa superveloce, 'internazionale.it', 14 gennaio 2016
In Mixtura altri 2 contributi di Martín Caparrós qui
Nessun commento:
Posta un commento