L’impianto era molto complesso.
Lo componevano un’infinità di parti e sottoparti. Un intrico incredibile di collegamenti, meccanici ed elettronici. E poi, il software: costruito appositamente, da una decina di programmatori, in oltre cinque mesi di lavoro.
Si era tutto bloccato.
Di colpo.
Da un giorno, era ferma la produzione e tutti gli operai erano stati mandati a casa.
I manutentori erano impazziti. Alla fine avevano stabilito che il problema era di competenza degli esperti di software.
Gli esperti di software avevano studiato tutta la notte per poi concludere che il problema era impiantistico.
Il direttore generale decise di chiamare il Grande Ingegnere, famoso nell’ambiente per la sua capacità di risolvere questioni tecniche che parevano irrisolvibili.
Lui venne, dopo essersi fatto molto pregare. Era impegnatissimo e stava per partire per l’ennesimo viaggio di lavoro negli Stati Uniti e in Asia.
Il direttore generale lo accompagnò in fabbrica.
Una corte di tecnici, che aveva inutilmente cercato la soluzione, osservava con attenzione le sue mosse.
Il Grande Ingegnere si sedette davanti all’apparato di comando dell’impianto.
Premette un paio di tasti. Mosse una levetta. Schiacciò un pulsante.
Scosse la testa.
Si alzò e cominciò a girare attorno all’impianto.
Sembrava avere una direzione precisa.
Cercava qualcosa.
A un certo punto si fermò, osservando un punto nascosto, vicino a un pistone.
Cercò in tasca.
Levò un piccolo cacciavite.
Intrufolò la mano.
Era minuscola, quella ‘vitina’. Ma la trovò. Girò il cacciavite.
Ritornò al pannello di controllo. Tirò la leva dell’accensione.
L’impianto si rianimò: tutto riprese a funzionare.
Scattò l’applauso spontaneo del direttore generale e dei tecnici.
Il Grande Ingegnere venne invitato nell’ufficio di presidenza.
Dal bar privato del Presidente venne presa e stappata una bottiglia di champagne.
Brindisi, congratulazioni.
Poi, prima di congedarlo, il direttore generale gli chiese dell’onorario.
Il Grande Ingegnere non ebbe titubanze.
«Naturalmente la mia segretaria le farà avere una fattura in settimana. Comunque, se vuole sapere in anticipo il costo della prestazione, la informo che sono 10 mila euro».
Il direttore generale non riuscì a trattenere un sobbalzo.
«Problemi?», chiese il Grande Ingegnere.
Il direttore generale non dissimulò la sua sorpresa.
«No… E’ che…».
Il Grande Ingegnere lo incitò a proseguire.
«Mi dica…»
«Be’, sì, insomma… ammetto che lei ci ha risolto un bel problema. Però… francamente… 10 mila euro… Le confesso… mi sembrano una cifra notevole… E’ vero che l’impianto è costoso e quanto mai complesso, ma è pur vero che… in fondo… mi scusi… lei ha semplicemente girato una vite… E il suo intervento in tutto sarà durato neppure una decina di minuti… Comunque, per carità… non voglio polemizzare… a questo punto poi… se questo è il suo onorario… Ecco, l’unica cosa che Le chiedo, anche per ragioni di auditing interno… sì, se mi potesse inviare una fattura dettagliata…».
Il Grande Ingegnere restò impassibile.
Sorridendo, rassicurò il direttore generale: «Cercherò di essere preciso in fattura».
E si congedò.
Tre giorni dopo il direttore generale ricevette la seguente fattura:
Oggetto: Prestazioni consulenza per ripristino funzionamento impianto produttivo
Oggetto: Prestazioni consulenza per ripristino funzionamento impianto produttivo
(a) Tempo speso per avvitare una piccola vite: 0,1 euro
(b) Conoscenza necessaria per sapere quale piccola vite avvitare: 9.999,99 euro
Totale onorario: 10.000 euro
Totale onorario: 10.000 euro
*** Massimo Ferrario, L'onorario di consulenza, 2014-2016, per Mixtura. Riscrittura di una favola famosa, diffusa anche in internet.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
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