No, non era necessario e lo dicono quasi ogni giorno da molti mesi Paul Krugman e Joseph Stiglitz, premi Nobelper l'Economia che giudicano incompetenti o incapaci o dannosi personaggi come il ministro dell'Economia tedesco, la sua cancelliera, gli altri leader europei e burocrati vari che si prestano alla tragica sceneggiata. Lo dice con vero allarme il presidente Obama. L'opinione pubblica europea invece appare apatica e neutrale. Non deve aver capito e gli economisti europei tranne Piketty non hanno voluto o saputo spiegare.
Io non sono un economista e non fingerò di esserlo. Ma vedo, come tutti, le conseguenze: un disastro che non potrà essere contenuto. Non sarà la 'prigione per debiti' (ricordate i romanzi di Dickens) che salverà l'Europa. Meraviglia che la proterva sicurezza di coloro che credono di comandare l'Europa con piccole teorie monetarie li renda ciechi a ciò che stanno per fare: la ferita di una amputazione, che non si potrà guarire. Potrà solo estendersi.
Insomma la fine dell'Europa per futili ragioni. Perché dico futili? Perché il danno è troppo più grande delle conseguenze di una finta e implacabile sequenza causa-effetto (tu non paghi, io ti caccio) che si vuole applicare. L'idea d'Europa come banca locale con poco danaro in cassa e con nessun valore ideale, è umiliante per la sua triste modestia. Peccato non avere un governo che sappia dire bene, a voce alta e con credibilità, ciò che andrebbe detto. E cioè che tocca all'Europa salvare l'Europa, spostandosi molto al di là della primitiva sequenza debito-credito.
Un esempio utile e semplice è quello di una battaglia in cui le tue forze cedono in un punto. Che fai, le cacci, o mandi rinforzi?
Un altro esempio è quello di un'azienda che tiene bene il mercato tranne una linea di prodotto. Ma quella linea di prodotto è il simbolo e il marchio di tutta l'impresa. E' la sua immagine. La puoi eliminare, spargendo l'impressione di avere perso identità e prestigio, oppure sosterrai le perdite e cercherai risorse?
Il buon senso (molto prima delle soluzioni che i grandi economisti propongono della loro condanna degli attuali pessimi manovratori) suggerisce che l'abbandono della Grecia crea un mostro. Infatti unisce in una involontaria ma solidissima alleanza i conservatori che credono di difendere l'Europa scacciando i debitori insolventi, e i conservatori che vogliono distruggere adesso e subito l'Europa perché sono gente cieca alla Salvini che si sente al sicuro solo se chiusa nei sacri confini. Un gruppo che sembrava nuovo, ma che è sterile e appassito troppo presto (tipo Schäuble), si unisce, che lo voglia o no, alla stravecchia, e sempre fallita teoria del 'chiusi dentro' con orgoglio autarchico.
In questa vicenda non è (non è solo) la Grecia a rischiare una brutta fine. E l'Europa, tutti. Con l'aggravante di esserne la causa.
*** Furio COLOMBO, giornalista, saggista, già deputato e senatore, Un pensiero memore alla Grecia. L'Europa amputa se stessa, rubrica 'a domanda rispondo', 'Il Fatto Quotidiano', 30 giugno 2015
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