Tutto avvenne una settimana fa, in occasione del mio trentesimo compleanno.
E’ mattina.
Mi sono appena alzato.
E mi presento in cucina, come sempre, per la colazione: sbarbato e profumato.
Immagino di trovare mia moglie, Sara, più carina del solito: mi avrebbe detto “buon compleanno, tesoro" e forse mi avrebbe anche regalato qualcosa.
Lei è già seduta al tavolo: mi guarda assonnata, si stropiccia gli occhi, si versa il latte nella tazza e si riempie la bocca di corn flakes, senza dirmi neppure “buon giorno”.
Penso: “Beh, avrà detto ai bambini di farmi loro gli auguri”.
Arrivano i bambini.
La più grande parla del compito in classe previsto in mattinata: è agitata, non vorrebbe andare a scuola.
Il piccolo la prende in giro perché la vede preoccupata.
I due litigano e io devo intervenire per zittirli e dividerli.
Poi mi salutano, seccati e con il muso, solo perché gli ho fatto notare che se ne stavano uscendo senza neppure salutare: indossano gli zainetti e corrono a scuola con la madre, che se ne esce senza dirmi ciao.
Finisco la colazione sempre più depresso e nervoso.
Attraverso la città nel solito traffico caotico: la novità è una deviazione per un cantiere che mi allunga la strada di almeno due chilometri.
Entro in ufficio a passo svelto e sguardo corrucciato: non voglio vedere nessuno, che tutti mi stiano alla larga.
La segretaria, Simona, è più splendente degli altri giorni: bionda, capelli fluenti, una camicetta attillata, una gonna con lo spacco, un trucco leggero a sottolineare la sua freschezza.
Mi viene incontro: prima che entri nella mia stanza, mi saluta con un sorriso smagliante.
«Buon giorno, capo. Mi pare che oggi abbiamo un anno in più…».
Mi sono cominciato a sentire un po’ meglio: qualcuno si era ricordato di me.
La mattina corre tra una grana e l’altra.
Telefonate, email, lettura di rapporti.
Una riunione col Direttore Generale che mi rifiuta il progetto: devo precisare meglio costi e benefici.
Non mi accorgo dell’ora. Sono quasi le due.
Simona bussa alla porta e mi dice:
«C’è un sole fantastico e la giornata è particolare. Perché oggi non evitiamo la solita mensa? Tra l’altro, a quest’ora… Possiamo fare un salto alla trattoria qui vicino, in campagna. Stare in giardino oggi è l’ideale».
Mi trovo spiazzato.
Le rispondo:
«Approvato all’istante! E’ la cosa più bella che ho sentito da stamattina».
Arriviamo al ristorante in cinque minuti.
Ci prendiamo un tavolino tranquillo.
Il clima è tiepido.
Inizio di primavera.
Ci godiamo il pranzo.
Beviamo anche un po’ di buon vino.
In macchina, mentre torniamo verso l’azienda, Simona mi provoca.
«Ma dobbiamo per forza rientrare in ufficio? Un compleanno non capita tutti i giorni…».
Io sento una voce dentro di me che mi chiede di essere d’accordo.
«Una trasgressione ogni tanto fa bene. Ma per fare cosa?».
Lei, titubante:
«Non so, potremmo…».
«Potremmo…?».
«Be’… Fare un salto a casa mia …».
Ho il cuore in subbuglio.
Sono perplesso.
Lascio passare un minuto.
Simona attende, fiduciosa.
Alla fine rispondo di sì.
Dopo essere arrivati a casa sua, beviamo un paio di whisky e fumiamo una sigaretta.
Nessuna esplicita avance da parte mia, nessuna esplicita avance da parte sua: chiacchieriamo rilassati.
Ma il clima è di dolce intesa.
Ma il clima è di dolce intesa.
Lei si dichiara contenta della giornata: dice che fuori dalla formalità dell'ufficio, le persone sono migliori, più cordiali, più simpatiche.
«Ci voleva il compleanno... Eppure, anche senza feste comandate, ogni tanto bisognerebbe ritagliarsi momenti come questo. Ci guadagnerebbero i rapporti e anche il clima di lavoro, poi, migliorerebbe...».
Annuisco.
Sento le tempie pulsare: cerco di non farci caso.
Sento le tempie pulsare: cerco di non farci caso.
Poi Simona guarda il cellulare.
Non me ne sono accorto, ma evidentemente è arrivato un messaggio anche senza che sentissi il trillo.
«Problemi?», chiedo.
Lei risponde, soddisfatta:
«Nessuno. Lo aspettavo».
A quel punto Simona si alza.
Ha il viso intrigante.
Le leggo una luce particolare negli occhi: mi vengono in mente i bambini, quando stanno per combinarne una delle loro.
Le leggo una luce particolare negli occhi: mi vengono in mente i bambini, quando stanno per combinarne una delle loro.
«Mi assento un attimo. Dopo la mangiata che ho fatto, questo vestito mi è troppo stretto. Vado in camera e mi alleggerisco un po': mi metto addosso qualcosina di più comodo….».
Anche questa volta annuisco.
Ho il fiatone.
E il cuore a mille.
E il cuore a mille.
Lei scompare.
Si riaffaccia in salotto dopo qualche minuto: spunta dal corridoio.
E' vestitissima: una camicetta abbondante e una gonna larga, non più attillata.
Ha in mano una immensa torta di compleanno, con le candeline accese: una candelina blu con un tre che svetta e una seconda candelina con uno zero rosso.
Simona e la torta mi impediscono di vedere gli altri.
Simona e la torta mi impediscono di vedere gli altri.
Ma poi sento le loro voci inconfondibili: sono mia moglie e i bambini.
Sara dà il 'la' e i ragazzini, eccitatissimi, cantano, un po' stonati, la solita canzoncina dei 'tanti auguri a te...'.
Sara dà il 'la' e i ragazzini, eccitatissimi, cantano, un po' stonati, la solita canzoncina dei 'tanti auguri a te...'.
Mia moglie ha in mano un grande sacchetto, da cui si intravvede un pacco-regalo con un enorme fiocco rosso e giallo.
Quando mi vedono, Sara e Simona sbiancano, il canto si strozza in gola e il pacco-regalo frana miseramente a terra.
I bambini, con le mani piene di stelle filanti pronte a essere lanciate, lasciano cadere tutto e mi guardano inorriditi, senza capire.
Io sono lì, sdraiato sul divano.
Stavo pregustando.
Nudo.
Tranne che per i calzini ...
* * *
Simona e Sara si conoscevano dai tempi dell'università.
In questi anni erano rimaste in contatto, pur non vedendosi spesso.
Quando un mese fa Simona stava partecipando come candidata alla selezione per la posizione di segretaria per la mia funzione, entrambe, parlandosi, avevano scoperto di avere me in comune.
Non mi avevano detto nulla.
Prima Simona aveva evitato di informarmi per non apparire in cerca di raccomandazioni: voleva essere scelta solo per il suo talento e non per le amicizie. E poi perché, d'accordo con Sara, aveva deciso di farmi una sorpresa, facendomelo sapere appunto il giorno del mio compleanno durante la festa che entrambe avrebbero organizzato.
E' così che la mia (ex)moglie e la mia (ex) segretaria mi hanno 'fatto la festa'.
*** Massimo Ferrario, La segretaria, la moglie, il compleanno, 2013-2016, per Mixtura - Libera riscrittura di una storiella diffusa anche in internet in più siti.
In questi anni erano rimaste in contatto, pur non vedendosi spesso.
Quando un mese fa Simona stava partecipando come candidata alla selezione per la posizione di segretaria per la mia funzione, entrambe, parlandosi, avevano scoperto di avere me in comune.
Non mi avevano detto nulla.
Prima Simona aveva evitato di informarmi per non apparire in cerca di raccomandazioni: voleva essere scelta solo per il suo talento e non per le amicizie. E poi perché, d'accordo con Sara, aveva deciso di farmi una sorpresa, facendomelo sapere appunto il giorno del mio compleanno durante la festa che entrambe avrebbero organizzato.
E' così che la mia (ex)moglie e la mia (ex) segretaria mi hanno 'fatto la festa'.
*** Massimo Ferrario, La segretaria, la moglie, il compleanno, 2013-2016, per Mixtura - Libera riscrittura di una storiella diffusa anche in internet in più siti.
In Mixtura altri miei testi nella sezione #Favole&Racconti qui
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