Due vecchi amici, Antonio e Giovanni, si incontrano dopo anni.
Abbracci e convenevoli di rito.
Poi, uno chiede all’altro:
«Ma tu sei ancora presidente di quella grande azienda... non ricordo più il nome?».
«Sì, certo, perché?».
«Ecco, vedi, mio figlio si è appena diplomato e vorrei che potesse cominciare a farsi un’esperienza di lavoro. Sai, i tempi sono difficili, lui vorrebbe sposarsi, trovare casa... Non è che tu potresti...?».
L’amico si mostra subito disponibile.
«Guarda, Antonio, in genere non accetto raccomandazioni. Ma per te, un vecchio amico, figurati, faccio volentieri un’eccezione. Fammi conoscere tuo figlio: potrei vedere di farlo entrare nel Consiglio di Amministrazione».
«Nel Consiglio di Amministrazione?! Mi prendi in giro?».
Antonio è sbalordito, ma Giovanni lo tranquillizza.
«Dico sul serio, Antonio. Guarda, tuo figlio non deve sapere nulla di particolare, basta che sia presente quando lo convoco e dica ogni tanto un paio di frasi, in modo da far capire che c’è: sai, quelle frasi che non impegnano… insomma un po’ di aria fritta. 10.000 euro mensili più le spese. Dici che potrebbe andargli bene?».
Antonio deglutisce.
Continua a trasecolare.
Forse l’amico non ha capito.
«Andargli bene? A lui senz’altro più che bene, ma…».
«Ma? Se va bene a lui, siamo a posto, mi pare».
«Sì, certo, però, insomma, sai…, io mi preoccupo del suo futuro… vorrei che lui si facesse esperienza... che cominciasse a capire cosa significa lavorare... Insomma, pensavo a un lavoro più modesto...».
«Revisore dei conti, allora. Gli passano dei rapporti e lui deve solo fare un po’ di verifiche: vedere se ci sono degli errori, delle sviste... 7.000 euro mensili».
Antonio scuote il capo.
Riprova.
«E qualcosa di più… modesto...?».
«Di più modesto? Allora una funzione di direttore. Un direttore deve dare qualche ordine ogni tanto e soprattutto è importante che ogni giorno rompa le scatole ai dipendenti. 4.000 Euro mensili».
«Oppure...?» sollecita ancora Antonio.
«Project manager. Non deve fare assolutamente niente: gli chiedono delle cose e lui deve rispondere, passando le carte che gli arrivano sulla scrivania. 2.500 euro mensili».
Antonio continua a non essere convinto.
Si decide.
Confessa.
«Sai, Giovanni, io sarò all’antica, ma ai miei tempi si entrava in azienda iniziando dal basso...».
«Ho capito» dice Giovanni. «Tu hai in mente una posizione da impiegato».
«Sì, appunto», conferma subito Antonio.
E’ rincuorato.
Finalmente ci siamo capiti, pensa.
Giovanni riprende:
«Be’, sai, un impiegato deve maneggiare con attenzione molta documentazione tecnica o finanziaria, deve lottare ogni giorno con i capi, con i project managers, con i direttori, con gli altri impiegati e a volte anche con gli operai. Deve fermarsi oltre l’orario senza che gli vengano pagati gli straordinari e lavorare come un mulo in modo che i suoi capi possano poi vantarsi dei risultati raggiunti. Da noi stanno in ufficio dalle 8 alle 12 ore al giorno e sono pagati 1.000 euro al mese».
«1.000 euro al mese?».
«Sì, certo. E lordi, naturalmente».
«Perfetto, questo è l’inserimento giusto», esclama Antonio, finalmente contento.
«Ma non mi hai detto che tuo figlio si è appena diplomato?», domanda un po’ spazientito Giovanni.
«Sì, ha finito ragioneria proprio l’altra settimana».
«E allora mi spiace, ma è impossibile. Un impiegato deve avere una laurea. E poi un master. E se non ha un’esperienza di lavoro di almeno tre anni, come fa a capire e risolvere i problemi di un’azienda?».
*** Massimo Ferrario, Il mestiere di impiegato, 2006-2016, per Mixtura - Riscrittura di una storiella diffusa in internet.
Anche in 'Pensieri&Sorrisi per il 2009', comunicazione a circolazione riservata, dicembre 2008.
In Mixtura ark #Favole&Racconti di M. Ferrario qui
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