A parte la fede nella trascendenza non c’è nulla, negli insegnamenti delle religioni, che non sia già presente nella coscienza dell’uomo e nella sua attitudine ad amare piuttosto che odiare. In questo ci aiutano le più recenti ricerche della scienza: la violenza non dipende né da istinti di natura che condividiamo con gli animali, né da come è fatto il nostro cervello, né da un ipotetico vantaggio evoluzionistico a favore dei più forti.
Darwin è stato frainteso: la selezione non favorisce il più forte, ma il più «adatto». Gli animali non si fanno la guerra, anzi tra loro si è constatata l’utilità dell’aiuto reciproco ai fini della sopravvivenza e propagazione della specie. Il fraintendimento di Darwin è avvenuto, a mio giudizio, in malafede. Si è usata la scienza per giustificare la guerra, spiegata come «necessità biologica». Intorno alla pericolosa teoria della guerra come «sola igiene del mondo» si è costruito nei decenni tutto un sistema che si propone di accreditare l’aggressività come istinto naturale dell’uomo e degli altri animali. Ma non è così. Per confutare questo genere di falsità, nel 1986, scelto dalle Nazioni Unite come Anno mondiale della Pace, un team internazionale di differenti discipline s’impegnò a produrre un manifesto scientifico che facesse il punto sulle conoscenze più avanzate sui comportamenti della specie umana. Tre anni dopo, la «Dichiarazione di Siviglia» riunì tutte le osservazioni, che smentiscono radicalmente l’ipotesi che la violenza faccia parte della natura umana.
*** Umberto VERONESI, 1921-2016, medico, oncologo, saggista, Credo nell'uomo, non in Dio, Edizioni Corriere della Sera, 2013
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