(...) Era un po' che ci dicevano che tutto quello che facciamo in rete contribuisce a costruire un nostro profilo, incredibilmente somigliante al vero. Ed ora c'è una applicazione facile facile con la quale mettere alla prova questa (spaventosa) affermazione. Basta andare sul sito wayo.rocks, dove wayo sta per "who are you online", chi sei davvero in rete; inserire un qualunque profilo twitter o facebook e in pochi secondi si ottiene un responso non meno affascinante di un quadro astrale e con applicazioni molto più utili di sapere dove abbiamo Giove o che pianeta sta nella Settima Casa.
Merito di Watson, il famoso super computer della Ibm, quello che ha sbaragliato i concorrenti ad un quiz tv a premi e battuto diversi scacchisti. Insomma, un prodigio in materia di intelligenza artificiale. È Watson ad analizzare in un baleno anni di nostra attività sui social per restituirci un profilo psicologico molto dettagliato. Che carattere abbiamo in tre o quattro caratteristiche fondamentali e poi una torta che indica in che percentuale siamo aperti, socievoli, simpatici, modesti, collaborativi e così via.
L'idea di usare la super intelligenza artificiale di Watson in questo modo è di Paolo Privitera, nato a Venezia 37 ani fa, la prima startup già a 16 anni, dal 2010 letteralmente in giro per il mondo - con base a San Francisco - per sostenere le altre sue imprese, in testa Pick 1, una piattaforma che consente alle aziende di conoscere i propri clienti, praticamente uno per uno, analizzando il loro comportamento in rete.
E la privacy? «È tutto legale» sostiene Privitera, «le cose che facciamo in rete sono pubbliche e possono essere analizzate. Io mi limito a collegarle e interpretarle con i miei algoritmi ». In effetti quello che fa Pick 1 è molto diffuso, e in ambito scientifico è da un pezzo che molte delle scienze sociali si sono spostate dai focus group e dall'osservazione fisica di una comunità, all'analisi dei big data dei social network. (...)
*** Riccardo LUNA, giornalista, Se 140 caratteri dicono tutto di noi, 'la Repubblica', 30 giugno 2015
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