Uno spettro si aggira per l’Europa, quello dell’automazione. L’allarme è scattato la scorsa estate, quando i ricercatori di Bruegel, influente think-tank con sede a Bruxelles, hanno calcolato che tra il 45 e il 60% della forza lavoro europea rischia, nel corso dei prossimi decenni, di essere sostituita da robot governati da sofisticati algoritmi.
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Anche in Italia, insomma, emergono i primi segnali di una polarizzazione del mercato del lavoro: mentre una piccola categoria di lavoratori altamente qualificati cresce a livello numerico e retributivo, ma non in maniera sufficiente per trainare la ripresa, la classe media smotta verso occupazioni a bassa retribuzione, ma ancora al riparo dall’automazione. È una dinamica che da decenni sta svuotando la manifattura statunitense, dove secondo Carl Frey e Michael Osborne, che a Oxford studiano l’impatto delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro, il 47 per cento dei 150 milioni di lavoratori statunitensi potrebbe essere sostituito da robot entro i prossimi vent’anni.
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... a rischio il 56,1% dei posti di lavoro italiani – cioè poco più di 12 milioni di occupati.
*** Niccolò CAVALLI, ricercatore e giornalista, I robot rubano posti di lavoro, 'internazionale.it', 13 maggio 2015
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