sabato 25 luglio 2020

#FAVOLE & RACCONTI / Il pesciolino e l'oceano (Massimo Ferrario)

Aveva pochi giorni e un’energia inesauribile. 
Guizzava a più non posso: in lungo e in largo, in superficie e in profondità. Scopriva via via senza stancarsi fondi incredibili, ogni volta diversi: anfratti, caverne, catene coralline, alghe, piante subacquee mai viste. E faceva incontri continui con pesci di ogni tipo e grandezza. 

Era sempre alla ricerca di novità. 
Non riusciva a godersi la vista delle infinite bellezze naturali che le sue nuotate ogni volta gli offrivano: immaginava che altrove avrebbe trovato sempre di più e meglio.

Quella mattina gli si affiancò un pesce grande. Con i baffi. 
Doveva essere anziano. Navigava placido, lento, felice. Gustandosi il fresco dell’acqua e il panorama tutt’intorno.
Gli sorrise.

Non si parlarono molto. 
Il pesce grande sprizzava gioia: esclamò che era tutto molto bello. Troppo bello. 
Il pesciolino assentì col capino. Anche se un po’ tese a minimizzare: 
«Hai ragione. Ma io non esagererei. Chissà quanti altri posti ci sono sono ancora più belli.» 
«Guarda», assicurò il pesce grande. «Io nuoto da una vita. E  ti confesso che ho visto tanta bellezza. Nulla è più stupefacente dell’oceano.»

Il pesciolino stava per rispondere.
L’oceano? Voleva capire meglio, voleva approfondire.
Ma il pesce grande era già sparito: forse si era inabissato per osservare la superba nuotata di un cavalluccio marino che stava passando davanti a loro in quel momento.

Fu da questo incontro che nel pesciolino scattò l’ossessione. 
L’oceano.
"Nulla è più stupefacente dell'oceano", aveva detto il vecchio pesce con i baffi.
Ma dove si trovava l'oceano?
Doveva saperlo. Doveva trovarlo. Doveva andarci.

Tutte le volte che incontrava un pesce che gli pareva affidabile lo fermava e gli ripeteva la stessa domanda. Qualcuno faceva finta di non sentire, qualcuno gli lanciava un sorriso sornione.

Decise allora di cambiare interlocutore: basta pesci.
E provò con una splendida pianta che, giù in fondo, vicino a un grosso sasso, dondolava simpaticamente le sue foglie al lento muoversi delle onde, beandosi della corrente.

«Ho una domanda importante per te, cara pianta: nessuno tra i pesci sa la risposta. Magari tu mi puoi aiutare». 
La pianta si inorgoglì: finora nessun pesce si era accorto della sua esistenza.

«Dimmi, caro pesciolino. Se posso ti rispondo volentieri.»
«Ecco, il mio problema è semplice: non so dove sia l’oceano. Me ne hanno parlato. Ci voglio andare. Un vecchio pesce mi ha confidato che è un posto stupendo. Mi ha detto che lui ha girato tanto e che ‘nulla è più stupefacente dell’oceano’. Immagino che ci siano meraviglie ben più meravigliose di quelle che si vedono in queste acque. Quale direzione devo prendere per trovare questo oceano?».

La pianta si lasciò attraversare da un tremolio generale che non finiva di scuotere ogni foglia: era il suo modo di ridere. 
«Caro pesciolino, se cerchi l’oceano non c’è bisogno che ci vai. Ci sei.» 
Il pesciolino non capiva. 
«Come ci sono?». 
«Ci stai nuotando dentro. È questo l’oceano.»
Il pesciolino ebbe una reazione infastidita. 
«Mi stai imbrogliando. Questo non è l’oceano. Questa è acqua.»

E risalì senza salutare.

Non si rassegnò mai: passò tutto il resto della vita a chiedere a ogni pesce dove fosse l’oceano.
Poi finì per convincersi: anche lui, come tutti i pesci, sarebbe morto, o perché ingannato da qualche amo cui non avrebbe resistito, o perché accalappiato da qualche rete impossibile da avvistare per tempo, o perché alla fine esaurito dal procedere della naturale vecchiaia. Ma era era sicuro: un attimo dopo aver chiuso la bocca per sempre ci sarebbe andato.

Quello finalmente sarebbe stato l’oceano. 

*** Massimo Ferrario, Il pesciolino e l’oceano, per Mixtura - Libera riscrittura creativa di un testo anonimo, presente anche in rete.


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