Neve a vista d'occhio: non una casa all'orizzonte.
Solo montagne, altipiani, boschi.
Il silenzio rotto dal frusciare del vento: in quel momento trasformato in una brezza, che mormora tra le piante.
Fiocchi incessanti: roteano lenti nell'aria, prima di posarsi a terra e rendere tutto uguale.
Il cielo bianco, accecante.
Un inverno freddissimo.
Un uccellino, esausto per il lungo volo, sta per lasciarsi cadere: le ali non lo reggono più.
E' congelato: sogna un riparo, deve recuperare forze.
Prima di arrendersi, ancora qualche colpo d'ala: si abbassa, sfiora le cime dei pini.
La neve è dappertutto: non un punto in cui posarsi.
Sforza gli occhietti, ormai appannati per la stanchezza: rallenta il movimento delle ali, scruta il terreno del bosco. Possibile che tutto sia neve e gelo?
A un certo punto, prima non ci crede, ma poi griderebbe di gioia se avesse ancora energia.
Alle basi di un pino, sotto un grande ramo, un sasso dimenticato dalla neve: non molto grande, ma per lui enorme.
La salvezza, il rifugio tanto desiderato.
Quasi si lascia precipitare in verticale: ci si plana, felice.
Si pulisce le zampette, incrostate di ghiaccio.
Apre più volte le ali, per scuotere e far cadere la neve.
Poi, e neppure se ne accorge, subito dopo essersi accoccolato, cade in un sonno profondo.
L'uccellino si sveglia soltanto il giorno dopo: un pomeriggio e una notte, senza un'interruzione.
E' rinato: si sente dentro un altro corpo. Completamente ritemprato.
Si rizza sulle zampette, sbatte più volte le piccole ali: la stanchezza è scomparsa.
Muove il capino tutt'attorno.
Non nevica più, l'aria resta fredda ma meno del giorno prima: un pallido sole cerca di bucare le nuvole su in alto.
Forse il peggio è passato.
L'uccellino guarda il sasso su cui ha dormito: è una pietra come tante, né bella né brutta. Ovale, nerastra con venature bianche e grigie, sagomata dal tempo, vecchia come la terra. Uguale a tanti sassi che ad esempio riempiono le rive dei fiumi e dei torrenti: di nessun valore, inutili.
Mentre passa una zampetta su tutta la lunghezza del sasso, come per accarezzarlo, sente il bisogno di dirgli ciò che ha in cuore.
«Caro sasso, prima di volar via debbo ringraziarti. Tu non sei un animale come me: dicono che non hai la parola e che non sei in grado di ascoltare, perché sei una cosa fredda e inanimata. Sei solo un minerale. Non so se è vero: gli umani sanno cose che noi uccellini ignoriamo. Io però so che la vita che oggi mi ritrovo me la ritrovo grazie a te. Mi hai ospitato e mi hai salvato. Non lo dimenticherò.»
L'uccellino si è alzato in volo: senza fatica, perché ha ritrovato tutte le sue energie.
Ora si sta divertendo a disegnare in cielo ampi svolazzi, in attesa di rimettersi in viaggio.
Ripensa al sasso.
"Peccato che le pietre, come dicono gli umani, siano cose inanimate. Mi piacerebbe che quel sasso avesse sentito le mie parole di ringraziamento".
In effetti il sasso si era accorto che l'uccellino era volato via perché quella piccola parte di pietra che gli aveva fatto da letto per tutta la notte, dopo essersi scaldata per il calore del suo corpicino, ora stava ritornando tutta fredda.
Ma, anche se l'uccellino non c'era più, il sasso non rinunciò a dire ciò che aveva in animo di rispondergli.
«Caro uccellino, è la prima volta che qualcuno mi parla. Sei stato gentile e anch'io non dimenticherò: ora, finalmente, non mi chiederò più cosa ci sto a fare al mondo, gettato alla base di questo pino».
Il sasso, immobile come da sempre, fissava il cielo, gustandosi la geometria sempre mutevole delle giravolte dell'uccellino.
Gli aveva gridato le sue parole con tutta la forza, ferma e compatta come una pietra, che aveva in sé. Era sicuro che la sua voce sarebbe arrivata al suo nuovo amico di una notte.
Chissà: le pietre hanno strane illusioni.
Certo che fu proprio in quel momento che l'uccellino smise di tracciare i suoi ghirigori a mezz'aria nel cielo e, con decisione, prese la direzione del viaggio che voleva compiere.
Prima fu un puntino, poi più nulla.
Vuoi vedere che se non sempre gli umani, cui è dato di parlare e ascoltare, sanno dire e ascoltare le cose che vanno dette, forse gli animali e i minerali ci riescono meglio?
*** Massimo Ferrario, L'uccellino e il sasso, per Mixtura - Libera riscrittura di un testo diffuso in più siti in rete.
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