La maestra, appena entrata in classe, annunciò ai bambini che avrebbero iniziato la mattinata con una prova particolare: voleva verificare la loro capacità di osservazione.
Tutti fecero silenzio, curiosi di vedere cosa sarebbe accaduto.
La maestra staccò un foglio bianco da un quaderno a quadretti.
Sul piano della cattedra, nascosta da alcuni libri che la separavano dalla vista della classe, tracciò un piccolo punto nero nell'angolo a destra in fondo al foglio. Con la matita insistette nel rimarcare il puntino, in modo che il segno potesse essere ben visibile anche dagli ultimi banchi, ma senza eccedere nell'allargarne le dimensioni.
Scostò i libri che avevano creato una barriera tra lei e i bambini, sollevò il foglio e a tutti chiese:
«Ecco la prova. Osservate bene ciò che vi sto mostrando: cosa vedete?».
Soprattutto i bambini seduti nell'ultima fila strinsero gli occhietti per rendere la vista più acuta.
Poi, tutti in coro, risposero:
«Un puntino nero».
«Un puntino nero».
La maestra sorrise, annuendo.
«Certo. Un puntino nero. Ma osservate meglio e descrivetemi esattamente ciò che vedete.»
Ci fu un silenzio lungo.
Ci fu un silenzio lungo.
Finché a un certo punto una piccolina, in seconda fila, poco convinta perché le sembrava ovvio, sussurrò:
«Un foglio».
E subito un bambino, sedutole vicino, precisò:
«Un foglio bianco a quadretti».
«Perfetto», commentò la maestra.
Ma si vedeva che non era ancora contenta delle risposte avute.
«Si può dire altro? Si può essere più precisi?».
I bambini si guardarono stupiti.
Dopo almeno un minuto, un bambino, interpretando il pensiero di tutti, aggiunse:
«Maestra, noi non vediamo altro. Cosa dovremmo vedere di più?».
La maestra assentì, bonaria.
«Avete ragione. Non c'è da vedere altro. C'è solo da vedere tutto. Ed è questo che è importante quando si osserva la realtà per quello che appare. Vi do un quarto d'ora di tempo. Consultatevi tra voi. Poi, sono sicura che mi darete la risposta esatta. E, se questo avverrà, ho già qui per ognuno di voi la pergamena che ogni anno assegno alle classi con cui faccio questo test: ognuno la potrà appendere in camera sua, come premio per chi sa osservare e descrivere con esattezza ciò che vede.»
Il bambini, dopo qualche secondo di perplessità, decisero di provare a scambiarsi i loro pensieri, confabulando sottovoce tra di loro.
La maestra, per consentire loro di sentirsi liberi, comunicò che sarebbe uscita in corridoio, in attesa che trovassero la soluzione: aveva lasciato la porta della classe aperta e ogni tanto vi buttava dentro l'occhio.
Passò il tempo fissato.
La maestra rientrò.
E immediatamente il brusio sollevato dai bambini cessò.
«Allora? Mi dite esattamente cosa avete osservato in quello che vi ho mostrato?»
La classe aveva indicato una bambina come portavoce: era stata la più attiva nel portare i compagni alla soluzione.
Prese la parola, orgogliosa del ruolo che le era stato assegnato e sicura della risposta di gruppo che si accingeva a dare.
«Abbiamo messo insieme ogni nostro punto di vista individuale e adesso crediamo di aver raggiunto una vista davvero completa. Lei, signora maestra, ci ha mostrato un foglio a quadretti bianco con un piccolo punto nero disegnato in basso nel margine destro».
La maestra applaudì, visibilmente compiaciuta.
«Bravissimi: questa è proprio la descrizione che cercavo. Precisa e completa. Le altre tre risposte immediate che mi avevate dato (il puntino nero, il foglio, il foglio bianco a quadretti) erano giuste, eppure sbagliate. Perché frammentarie: dicevano qualcosa, ma non tutto; coglievano delle parti, ma non l'insieme. Come vi state accorgendo, non si tratta affatto di un esercizio scontato. Ho provato a sottoporre a questa prova anche degli adulti. Tutti, almeno come prima reazione, dicono che vedono il puntino nero. Benché il puntino nero sia piccolo nel grande foglio bianco, viene notato il puntino e non il foglio: il foglio non lo prende in considerazione quasi nessuno. Con questa esperienza, breve ma non banale, avete imparato che bisogna stare in guardia: perché, inconsapevolmente, rischiamo di essere parziali nel 'leggere' ciò che vediamo. Solo una volta che siamo sicuri di aver visto tutto, possiamo focalizzarci su una parte di questo tutto. Magari anche per tentare di cancellare il puntino nero e rendere così il foglio tutto bianco. Ecco, come sto facendo proprio ora con la gomma da matita... Adesso il foglio è pulito: il puntino è sparito. E voi vi siete meritati la pergamena. Mostratela anche ai vostri genitori e raccontate loro come ve la siete guadagnata.»
*** Massimo Ferrario, La maestra, i bambini, il puntino, per Mixtura - Libera riscrittura di un testo anonimo diffuso anche in rete.
«Un foglio».
E subito un bambino, sedutole vicino, precisò:
«Un foglio bianco a quadretti».
«Perfetto», commentò la maestra.
Ma si vedeva che non era ancora contenta delle risposte avute.
«Si può dire altro? Si può essere più precisi?».
I bambini si guardarono stupiti.
Dopo almeno un minuto, un bambino, interpretando il pensiero di tutti, aggiunse:
«Maestra, noi non vediamo altro. Cosa dovremmo vedere di più?».
La maestra assentì, bonaria.
«Avete ragione. Non c'è da vedere altro. C'è solo da vedere tutto. Ed è questo che è importante quando si osserva la realtà per quello che appare. Vi do un quarto d'ora di tempo. Consultatevi tra voi. Poi, sono sicura che mi darete la risposta esatta. E, se questo avverrà, ho già qui per ognuno di voi la pergamena che ogni anno assegno alle classi con cui faccio questo test: ognuno la potrà appendere in camera sua, come premio per chi sa osservare e descrivere con esattezza ciò che vede.»
Il bambini, dopo qualche secondo di perplessità, decisero di provare a scambiarsi i loro pensieri, confabulando sottovoce tra di loro.
La maestra, per consentire loro di sentirsi liberi, comunicò che sarebbe uscita in corridoio, in attesa che trovassero la soluzione: aveva lasciato la porta della classe aperta e ogni tanto vi buttava dentro l'occhio.
Passò il tempo fissato.
La maestra rientrò.
E immediatamente il brusio sollevato dai bambini cessò.
«Allora? Mi dite esattamente cosa avete osservato in quello che vi ho mostrato?»
La classe aveva indicato una bambina come portavoce: era stata la più attiva nel portare i compagni alla soluzione.
Prese la parola, orgogliosa del ruolo che le era stato assegnato e sicura della risposta di gruppo che si accingeva a dare.
«Abbiamo messo insieme ogni nostro punto di vista individuale e adesso crediamo di aver raggiunto una vista davvero completa. Lei, signora maestra, ci ha mostrato un foglio a quadretti bianco con un piccolo punto nero disegnato in basso nel margine destro».
La maestra applaudì, visibilmente compiaciuta.
«Bravissimi: questa è proprio la descrizione che cercavo. Precisa e completa. Le altre tre risposte immediate che mi avevate dato (il puntino nero, il foglio, il foglio bianco a quadretti) erano giuste, eppure sbagliate. Perché frammentarie: dicevano qualcosa, ma non tutto; coglievano delle parti, ma non l'insieme. Come vi state accorgendo, non si tratta affatto di un esercizio scontato. Ho provato a sottoporre a questa prova anche degli adulti. Tutti, almeno come prima reazione, dicono che vedono il puntino nero. Benché il puntino nero sia piccolo nel grande foglio bianco, viene notato il puntino e non il foglio: il foglio non lo prende in considerazione quasi nessuno. Con questa esperienza, breve ma non banale, avete imparato che bisogna stare in guardia: perché, inconsapevolmente, rischiamo di essere parziali nel 'leggere' ciò che vediamo. Solo una volta che siamo sicuri di aver visto tutto, possiamo focalizzarci su una parte di questo tutto. Magari anche per tentare di cancellare il puntino nero e rendere così il foglio tutto bianco. Ecco, come sto facendo proprio ora con la gomma da matita... Adesso il foglio è pulito: il puntino è sparito. E voi vi siete meritati la pergamena. Mostratela anche ai vostri genitori e raccontate loro come ve la siete guadagnata.»
*** Massimo Ferrario, La maestra, i bambini, il puntino, per Mixtura - Libera riscrittura di un testo anonimo diffuso anche in rete.
Nessun commento:
Posta un commento