venerdì 24 luglio 2020

#RACCONTId'AUTORE / Caino, Abele e le galline (Federico Asborno)

- Ehi Caino!
- Ciao Abele, come mai qui?
- Mi manda papà, dice che se riesci entro stasera alle 19 dovresti dissodare il campo a sud-est, quello pieno di pietre.
- Ma sono le 17 ed è da stamattina alle 4 che zappo. Sarei anche stanco.
- Dice che è proprio proprio importante.
- E io sono proprio proprio esausto.
- Ah, vabbò, allora lascia stare, però non penso la prenderà bene.
- Senti Abele, ho un’idea, un’idea rivoluzionaria, un’idea che ti cambierà profondamente la giornata. Vuoi sentirla la mia idea?
- Dimmela!
- Perché non prendi questa zappa, composta da un rudimentale bastone nodoso e una pesantissima pietra piatta, non te la metti in spalla, ridiscendi la collina e non ci vai tu a zappare quel benedetto campo che nostro padre vuole dissodato per stasera alle 19? Perché io ne avrei anche un po’ piene le scatole di spaccarmi la schiena mentre tu ti gingilli…
- Lo vorrei tanto Caino, ma devo proprio studiare, ho l’esame dopodomani.
- Abele sono tre mesi che non muovi un dito per colpa di questo esame. Papà per pietà ti manda a badare al bestiame.
- Anche tu lo facevi!
- Sì, quando avevo 4 anni.
- Eh, bravo, che ti devo dire?
- Proprio niente visto che a 4 anni svolgevo il mio lavoro meglio di uno di 23 che si mette all’ombra di un albero a spulciare le sue pergamene mentre le bestie fanno quello che vogliono. 
- Ma smettila.
- Solo quest’estate hai perso otto capre e sei becchi! 
- Il bestiame non ci manca.
- Ci rimanevano solo quelle otto capre e quei sei becchi! 
- Dimentichi le tre galline, quelle stanno da Dio.
- Perché per loro fortuna non si muovono dal loro recinto e nessuno si sogna di affidarle a te.
- Sei sempre così critico nei miei confronti, Caino, sei sicuro di non essere un po’ invidioso…?
- Invidioso? E di cosa? Grazie a te i lupi della zona stanno diventando così grassi che già il mattino presto li vedi passare ai bordi dei prati per fare un po’ di footing.
- Esagerato!
- Alcuni hanno anche scaricato Runtastic per tenere sotto controllo i loro progressi.
- Senti, non so te Caino, ma non sono mai stato bravo a fare più cose a tempo. Devo studiare? Sì! Quindi non posso fare certi lavori e – detto in tutta franchezza – mi sembra anche magnanimo da parte mia mettermi a disposizione per farli.
- Abele, io ti voglio bene, davvero, ma è proprio venuto il momento che te lo dica: studi Beni Culturali.
- E quindi?
- E quindi smettila di fare il martire. Quanto avrai mai da studiare visto che viviamo nella dannata Preistoria? Al mondo ci saranno in tutto sette pitture rupestri in Valcamonica e qualche statuetta raffigurante le forme obese del Femminino Sacro. Mi vuoi dire che non ti basta un pomeriggio di studio come si deve per prendere un 30 e lode?
- Parli così solo perché non hai mai studiato un giorno della tua vita…
- Scusa…?
- Ma i saggi critici, Caino, hai idea di quanti saggi critici io abbia dovuto studiarmi in queste settimane?
- Ma non esistono ancora i critici!
- Non esistono?! Dio, perdonalo perché non sa quel che dice. Caino apri gli occhi: ci sono critici in ogni dove! La moria di capre che vediamo tutti i giorni non è certo determinata dalla fame dei lupi, ma dai critici e dalla loro necessità di pergamena nuova da imbrattare con le loro astruse teorie. È quella del critico la professione più antica del mondo! Pensa che esistono critici di tutti i tipi e nessuno sopporta l’esistenza degli altri, tanto che non fanno altro che litigare a suon di pamphlet più acidi del latte di Betsy…
- …quando ancora faceva latte, cioè prima che un lupo la dilaniasse mentre tu sonnecchiavi all’ombra di un pino marittimo…
- …se Betsy non si fosse allontanata oltre quel crepaccio contro la quale la mettevo sempre in guardia!
- Betsy era una capra, Abele! Che ne sa Betsy di avvertimenti e crepacci? Dovevi essere tu a starle dietro, così come io sto dietro ai miei campi!
- Eh facile così, i campi mica scappano anche se ti distrai un attimo!
- Abele ti avverto, mi stai facendo proprio uscire dai gangheri. Adesso piglia ‘sta zappa della malora e vai a dissodare quel campo.
- Non ci penso nemmeno lontanamente: sto andando a ripetere sotto il Grande Pioppo.
- A ripetere?
- Sì, Caino, è una pratica piuttosto usuale per coloro che studiano: serve a fissare nella memoria le nozioni che con fatica si sono apprese.
- Solo le ragazzine isteriche ripetono. La gente seria fa i riassunti.
- Mi mancava questa. Chi è? Novalis? Simone de Beauvoir? Feuerbach?
- Smettila di sbattermi in faccia nomi di gente a caso solo per farmi vedere che hai studiato.
- Democrito! Teofilo Folengo! Antoine-Laurent de Lavoisier! Ferdinand de Saussure! Francesco De Sanctis! Carl Friedrich Gauss! Alexandre Dumas! Franz Liszt! Giordano Bruno! Quinto Fabio Massimo detto “il Temporeggiatore”!
- Abele sei fuori corso da tre anni! Dacci un taglio che ti rendi solo ridicolo!
- All’università degli studi di Babele è più che normale andare fuori corso.
- I nostri genitori si stanno dissanguando per pagarti gli studi, lo capisci? Mamma piange ogni sera: si mette accanto alla Imponente Fessura nella grotta, sperando che il sibilare del vento copra i suoi singhiozzi. Papà per sfogarsi va a spaccare legna, frantuma ciocchi grandi quanto il suo torace lanciandoli contro l’Alta Pinnacola urlando il tuo nome. E tu che fai nel frattempo? Studi le pippe mentali di quattro sciroccati che disquisiscono di pitture rupestri sorseggiando Martini Cocktail dal mattino alla sera con i loro occhiali di corno e le giacche con le toppe sui gomiti. 
- La tua è solo patetica invidia classista da sotto-proletario, Caino. Mettiti il cuore in pace: non c’è alcun onore nell’essere povero, così come non c’è alcun merito nell’essere ignorante e io sto cercando di rimediare a entrambi dandomi da fare coi miei studi… e con un mio progettino personale.
- Un tuo cosa?
- Ho comprato la Stalagmite di Kessel.
- “Comprato”? Con che cosa? Non abbiamo altro che tozzi di pane integrale e qualche rudimentale arnese.
- Beh, ci rimanevano anche le galline…
- …hai venduto le galline?
- Tecnicamente le ho barattate. I quotatori dicono che la Stalagmite di Kessel è l’ultimo grido del mercato dell’arte. Tempo sei mesi e avrà decuplicato il suo valore!
- Chi è che ti ha proposto questo “affare”?
- Il mio docente di Storia dell’Arte Contemporanea.
- Perché? Esiste anche una Storia dell’Arte Non Contemporanea?
- No, ma…
- Vabbè, vabbè chi se ne frega. Abele, adesso tu devi fare una cosa per me: prendi la tua Stalattite…
- Stalagmite. È l’opposto.
- Ok, ok, Stalagmite. La prendi, la incarti e la riporti al tuo professore, chiedi scusa, dici che ti sei sbagliato e che rivuoi assolutamente le tue tre galline. Per il disturbo gli lasci anche un paio di uova, toh! Ma devi farlo ora, Abele, perché se tuo padre e tua madre scoprono che hai fatto una roba del genere temo che li vedremo gettarsi mano nella mano dall’Alta Pinnacola prima che il sole sia tramontato.
- Ma sei pazzo?
- Giuro di no.
- E comunque non potrei.
- Ah no? E perché?
- Mentre gli portavo le galline, beh, c’è stato un incidente.
- Abele dimmi che almeno hai quella Stalagmite.
- No, ce l’ha ancora il mio professore.
- Perché non hai quella stramaledetta Stalagmite, Abele?
- Da qui a Babele è lunga, lo sai…
- …
- …la notte prima avevo dormito poco. “Quanta strada vuoi che facciano tre galline?” mi sono detto. Dieci minuti di pisolino e non c’erano più. Ma dieci minuti di meridiana eh! Così mi sveglio, mi guardo intorno e c’erano solo un sacco di piume, qualche zampa e… Caino, che vuoi fare con quella pietra!? Caino?! CAINO!!

*** Federico ASBORNO, scrittore, facebook, 6 febbraio 2019, qui


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