«Se immagina che scarichi la responsabilità sugli altri, come faceva la politica in passato, ha sbagliato persona. Banca d’Italia e tutte le altre istituzioni godono del rispetto del governo italiano: la questione non è giocare allo scaricabarile».
Parole di chi?
Ma di Matteo Renzi, presidente del Consiglio, intervistato da Massimo Giletti, programma tv 'L'Arena', dicembre 2015.
«La valutazione non spetta al presidente del Consiglio. Il presidente del Consiglio lavora molto bene con Consob e Banca d’Italia».
Parole di chi?
Ma di Matteo Renzi, intervistato da Bruno Vespa, programma tv 'Porta a Porta', 12 maggio 2016, in risposta alla domanda se Palazzo Koch e la commissione di vigilanza sui mercati guidata da Giuseppe Vegas avessero “sempre fatto fino in fondo il loro dovere”.
[ Tra parentesi: nella stessa puntata del programma, sempre Matteo Renzi, una volta di più, giura (e spergiura) che in caso di sconfitta al referendum sarebbe tornato a fare il libero cittadino, abbandonando la politica: impegno ribadito più volte nel corso dell'anno e peraltro già assunto in forma solenne, e con smaccata retorica, in Senato, il 20 gennaio 2016 (vedi video qui) ]
Inutile spendere troppe parole sull'inverecondo scaricabarile di oggi: la mozione del Pd contro Bankitalia e Visco.
Renzi si conferma per quello che è: un politicante inaffidabile e avventurista che ha come unico obiettivo quello di difendere e inseguire il proprio potere e l'interesse personale.
Ha a cuore la 'politica' e ignora cosa sia la 'Politica'.
Ora sono in vista le elezioni e urge il capro espiatorio: tentare di sfuggire all'attacco del M5S, che da sempre critica sia il governatore di Bankitalia per l'insufficiente vigilanza esercitata sul sistema bancario, che il modo con cui la politica, e Renzi in primis, non ha gestito la questione-banche, e lanciare l'ennesima 'distrazione di massa', inseguendo populisticamente gli umori della 'gente'.
Renzi spara su Visco e le banche (naturalmente con l'ipocrisia di nascondersi dietro il diritto di libertà di espressione e di critica, dichiarando di non voler imporre nulla all'attuale presidente del Consiglio e al presidente della Repubblica, i soli titolati a decidere sulla rinomina eventuale del governatore di Bankitalia): immagina così di far dimenticare il ruolo e le responsabilità sue, ieri di presidente del Consiglio e oggi di segretario del partito di maggioranza che appoggia (dovrebbe appoggiare) l'attuale premier Gentiloni.
Se ci riuscirà, lo vedremo: dipenderà anche da quanto gli italiani si berranno pure quest'ultimo brano dell'abituale 'storytelling'. Quello che però già oggi vediamo è il prodotto inquietante, sul piano politico-istituzionale, dell'ennesima bizza di uno spaccone spacciato per statista.
Il fattaccio di questi giorni, che ha diviso persino il Pd, fino a ieri quasi tutto ricompattato, dopo la scissione, dietro il segretario, e ha creato sorpresa, irritazione e dissenso anche in ruoli di alto livello istituzionale (Mattarella, Gentiloni, Napolitano), oltre che in persone in posizione finora di sostanziale vicinanza/supporto alle scelte di chi continua a comportarsi come 'l'uomo solo al comando' (Padoan, Calenda, Zanda, Veltroni...) mi conferma una convinzione: prima capiremo che Renzi va abbandonato a se stesso, aiutandolo (o 'costringendolo') a fare quello che lui stesso aveva promesso di fare se avesse perso il referendum del 4 dicembre 2016, e prima risolveremo un problema.
Sottolineo: 'un' problema, non 'il' problema. Ma è 'un' problema che ogni giorno che passa diventa 'il' problema.
Chi ha occhi per vedere poteva vedere da tempo. Segnali c'erano fin dall'inizio di questa triste storia. Ma oggi, se uno non vede i fatti (grandi, ripetuti, evidenti), o è cieco, o continua a coprirsi volutamente gli occhi.
Rendendosi corresponsabile del progressivo, crescente decadimento (istituzionale, democratico, politico, sociale) verso cui stiamo precipitando.
Quanto sopra, naturalmente, non può, né deve, a mio avviso, far dimenticare la sostanza della questione-banche nel recente passato, con le responsabilità, evidenti e gravi, per risparmiatori e cittadini, di tutte le parti in gioco. E, ripeto, ‘tutte’: politica, banche, istituti di vigilanza e controllo.
Ogni parte in causa può e deve essere criticata: e non è certo sacrilegio, in un sistema democratico, muovere appunti, anche duri, purché fondati e documentati, a chiunque, Bankitalia e suoi uomini compresi.
Del resto, la procedura stessa attualmente in vigore prevede che il governatore di Bankitalia, non più a vita ma in scadenza dopo sei anni, possa essere o meno rinnovato con il limite di un secondo mandato.
Ciò significa che una valutazione del suo operato è prevista dalle regole.
Ma queste regole, insieme con le prassi di ‘galateo’ coerenti con la crucialità istituzionale della persona/funzione oggetto di valutazione, chiedono, com’è ovvio, anche per le conseguenze sul piano internazionale della scelta, un processo ‘maneggiato’ con delicatezza, affidato a precisi ruoli di ‘garanzia’ e il più possibile ‘fuori-mischia’ (per questo la nomina del Governatore Bankitalia, su proposta del Presidente del Consiglio, spetta al Capo dello Stato): un iter che si sviluppi senza che vengano brandite scimitarre a favore di popolo o, peggio, vengano lanciate azioni strumentali di sapore elettorale e, in questo caso, di lampante scaricabarile.
Perché Renzi non stava su Marte, ma è stato Capo del Governo per tre anni.
Quanto sopra, naturalmente, non può, né deve, a mio avviso, far dimenticare la sostanza della questione-banche nel recente passato, con le responsabilità, evidenti e gravi, per risparmiatori e cittadini, di tutte le parti in gioco. E, ripeto, ‘tutte’: politica, banche, istituti di vigilanza e controllo.
Ogni parte in causa può e deve essere criticata: e non è certo sacrilegio, in un sistema democratico, muovere appunti, anche duri, purché fondati e documentati, a chiunque, Bankitalia e suoi uomini compresi.
Del resto, la procedura stessa attualmente in vigore prevede che il governatore di Bankitalia, non più a vita ma in scadenza dopo sei anni, possa essere o meno rinnovato con il limite di un secondo mandato.
Ciò significa che una valutazione del suo operato è prevista dalle regole.
Ma queste regole, insieme con le prassi di ‘galateo’ coerenti con la crucialità istituzionale della persona/funzione oggetto di valutazione, chiedono, com’è ovvio, anche per le conseguenze sul piano internazionale della scelta, un processo ‘maneggiato’ con delicatezza, affidato a precisi ruoli di ‘garanzia’ e il più possibile ‘fuori-mischia’ (per questo la nomina del Governatore Bankitalia, su proposta del Presidente del Consiglio, spetta al Capo dello Stato): un iter che si sviluppi senza che vengano brandite scimitarre a favore di popolo o, peggio, vengano lanciate azioni strumentali di sapore elettorale e, in questo caso, di lampante scaricabarile.
Perché Renzi non stava su Marte, ma è stato Capo del Governo per tre anni.
*** Massimo Ferrario, Renzi-Bankitalia, scaricabarile inverecondo, per Mixtura.
Per le citazioni di Renzi, vedi Marco Pasciuti, Bankitalia, quando Renzi diceva: ‘Rispetto Palazzo Koch, lavoriamo molto bene insieme. Scaricabarile? E’ vecchia politica’, ilfattoquotidiano.it', 19 ottobre 2017, qui
Per le citazioni di Renzi, vedi Marco Pasciuti, Bankitalia, quando Renzi diceva: ‘Rispetto Palazzo Koch, lavoriamo molto bene insieme. Scaricabarile? E’ vecchia politica’, ilfattoquotidiano.it', 19 ottobre 2017, qui
Patrick HARDIN, 1953
cartoonist statunitense
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