giovedì 16 marzo 2017

#SENZA_TAGLI / Punto e virgola, da non mandare in pensione (Mariangela Galatea Vaglio)

Uno spettro si aggira per l'Europa. Ok, magari per l'Europa no, ma per le pagine della letteratura europea e mondiale sì. È il punto e virgola.

Il punto e virgola è spesso simile ad uno di quegli strani aggeggi che ti ritrovi in casa e non sai bene a cosa servano: quando lo hai visto reclamizzato in una televendita in tv hai pensato che dovevi assolutamente averlo, ma poi non sai mai cosa fartene di preciso.

Molti pensano che la punteggiatura sia un segno grafico, invece va pensata più come una notazione musicale. Come sullo spartito ci sono note e pause, perché nella musica è necessario che i ci siano dei momenti di silenzio, anche quando si scrive i punti, le virgole e gli altri segni di punteggiatura servono a segnalare le pause.

Ora, mettiamola così: il punto è una pausa lunga. Se è un punto-e-basta, quello che mettiamo alla fine di un paragrafo o di un capitolo, diciamo che dopo di lui contiamo fino a quattro prima di ricominciare a leggere. Il punto che invece separa le frasi nel mezzo di un paragrafo dovrebbe essere giusto giusto un pochino più breve, quindi diciamo che dopo di lui contiamo fino a tre. La virgola vale uno, perché è solo una piccola pausa fra due parole o frasi.

Il nostro punto e virgola sta in mezzo. In pratica è più lungo di una virgola ma più breve di un punto.

Al contrario di molti altri segni di punteggiatura, l'uso del punto e virgola è abbastanza personale. In realtà si può scrivere una intera vita senza sentire il bisogno di usarlo mai.

Un gran “puntevirgolista” era Alessandro Manzoni: nei Promessi Sposi si incappa in punti e virgola come se piovessero, tutti messi ovviamente in maniera meravigliosa. Agli amanti della punteggiatura, diciamolo, i Promessi Sposi regalano vere e proprie estasi di goduria.

Nell'italiano più recente i periodi lunghi non godono di grandi fortune, e quindi il povero punto e virgola non ha più il successo di un tempo, tanto che molti ne pronosticano l'estinzione.

Restano due casi in cui è obbligatorio usarlo. Il primo caso è quello in cui scrivo un elenco puntato di cose da fare. In quel caso, alla fine di ogni voce dell'elenco devo mettere un punto e virgola, e solo all'ultima voce, quando concludo l'elenco, devo mettere il punto.

Esempio: Domani devo:
comprare il latte;
ritirare le camicie in lavanderia;
scrivere il pezzo per l'Espresso.
L'altro caso in cui il punto e virgola è assolutamente necessario è quando voglio fare l'emoticon che fa l'occhiolino, ovvero questa qua: ;)

Ora capite bene che, almeno per preservare l'emoticon, il punto e virgola non può e non deve essere mandato in pensione.

*** Mariangela Galatea VAGLIO, giornalista e insegnante, No, non possiamo mandare in pensione il punto e virgola, 'L'Espresso', 13 marzo 2017, qui

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