C’era una volta uno strano vecchio, che viveva in una caverna dove s’era ritirato per fuggire al rumore del villaggio.
Essendo considerato un mago, aveva molti discepoli che speravano di imparare da lui l’arte magica.
Lui però non pensava a nulla di simile.
Cercava solo di sapere che cosa fosse quello che non sapeva, ma che, ne era convinto, sempre accadeva.
Dopo aver meditato a lungo, uscì dall’imbarazzo in cui si trovava prendendo un gesso rosso e tracciando i più svariati disegni sulle pareti della caverna, onde scoprire che aspetto avesse ciò che non sapeva.
Dopo molti tentativi, gli venne un cerchio.
«Bene» – si disse – «e ora un quadrato all’interno»; e così fu ancor meglio.
Gli allievi erano curiosi; ma tutto quel che poterono scoprire fu solo che al vecchio stava succedendo qualcosa. Avrebbero dato tutto pur di sapere che cosa facesse.
Così gli chiesero: «Che cosa stai facendo?».
Ma il vecchio non diede risposta.
Allora essi scoprirono i disegni sulla parete e dissero: «E’ questo!»; e li imitarono.
Così però capovolgevano, senza accorgersene, l’intero processo: anticipavano il risultato e speravano di evocare in questo modo anche il processo che aveva condotto a quel risultato.
Così andò allora, e così va ancora oggi.
*** Carl Gustav JUNG, 1875-1962, medico e psicoanalista svizzero, fondatore della psicologia analitica, Sul rinascere, 1940-1950, in Opere, 9, Gli archetipi e l’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1980-1997. Pubblicato anche in Pensieri & Sorrisi per il 2004, a cura di M. Ferrario, Dia-Logos, dicembre 2003, circolazione riservata.
https://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung
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