sabato 6 agosto 2016

#FAVOLE & RACCONTI / La retromarcia (M. Ferrario)

Mezzogiorno. 
Tavola calda ai margini di una strada che corre tutta dritta per chilometri, tagliando in due una pianura sconfinata.
Una pompa di benzina. Qua e là qualche catapecchia.
Paesaggio assolato e desolante.

Entrano due ceffi poco raccomandabili, la tuta nera da motociclista, borchie dappertutto, aria spavalda da bulli: uno dei due senz'altro alticcio.
Hanno lasciato due mega-motociclette fiammanti davanti al locale, parcheggiate dietro una macchina dalla carrozzeria scrostata, piena di ammaccature, che dovrebbe essere rottamata da un pezzo. 
Poggiano i caschi sul bancone: uno è biondo, con la barba; l'altro ha capelli rossicci, senza barba.
Si guardano in giro con aria sfottente: si capisce che sono in vena di bravate. 
Il locale è mezzo vuoto. 
I due adocchiano un vecchio, seduto solo a un tavolo: si è ordinato una bistecca e se la sta mangiando con gusto, masticando lentamente. Ha un'immancabile cocacola gigante davanti. 
Si danno un'occhiata di intesa.

Il rosso ordina una birra al bancone.
«Comincia tu», dice sorridendo all'amico. «Io mi godo tutto da qui»
Il biondo si avvicina al tavolo del vecchio.
Prima lo fissa negli occhi, immobile, ritto in piedi davanti a lui: ma il vecchio continua a mangiare senza badargli. Poi, in modo studiato, appoggia mezzo sedere sull'angolo del tavolo, tenendo una gamba alzata, ballonzolante: abbassa il capo fino a sfiorare il piatto del vecchio, cercando di guardagli la faccia da sotto in su. Gli agita le mani davanti al viso.
Il vecchio non si lascia distrarre: bocconi lenti, gli occhi davanti a sé, come se il giovane non esistesse. 

«Non si saluta, vecchio? Nessuno ti ha insegnato l'educazione? Eppure ne hai di anni...»
Silenzio.
Il biondo insiste. 
«Sto parlando a te, vecchio. Sei anche sordo?»
Passa qualche secondo.
Poi il vecchio, con calma, sempre senza guardare in faccia il giovane, dice con voce ferma, sillabando le parole. 
«Ti consiglio di togliere metà del tuo sedere dal tavolo su cui io sto mangiando.»
Il giovane prorompe in una risata sguaiata: forzata.
Guarda il collega, che ha ordinato una birra al bancone: cerca complicità. 
«Hai sentito il vecchio? Mi minaccia, adesso...»
Il rosso si scompiscia.
Il padrone del locale, preoccupatissimo, ha richiamato la cameriera accanto a sé: le sussurra di non intervenire e di fare finta di nulla.
Il giovane insiste:
«Perché, se non tolgo il mio sedere dal tuo tavolo, cosa mi succede, vecchio? Mi fai la 'bua', per caso?»
Silenzio.

Il vecchio sta terminando la bistecca e intanto si sta gustando il contorno di patatine e insalata.
Il biondo si accende una sigaretta.
Tira una boccata a pieni polmoni.
Poi butta fuori una nuvola di fumo che non finisce più: tutta diretta sul piatto del vecchio, che scompare per qualche secondo nella  nuvola.
Il vecchio riesce a non tossire: neppure accenna ad allontanare il fumo con una mano.
Resta immobile.
Appena la nuvola si dirada, infilza il penultimo boccone di carne e se lo porta alla bocca.
Nello stesso istante il biondo spegne la sigaretta sul pezzo di bistecca che rimane nel piatto.
Il vecchio sempre come assente: impassibile.

«A te, amico».
Il biondo ritiene di aver fatto di tutto per provocare la reazione del vecchio.
Chiama il compagno in piedi al bancone e fa cenno alla cameriera di spillargli una birra.
Si è seduto al tavolo vicino per godersi l'entrata in scena dell'amico.
Urla alla cameriera:
«E anche una bistecca. Proprio come quella del vecchio»

Il rosso, che da lontano non si era perso nulla, si avvicina sorridendo per dare il cambio al biondo.
Barcolla, con il boccale di birra in mano: è il secondo, e ne ha bevuti altri nella mattinata nei diversi locali in cui hanno fatto sosta.
Ne ha ancora un sorso.
Guarda la sigaretta spenta su ciò che restava della bistecca.
Sghignazza.

«Ti è rimasto l'ultimo boccone di carne, vecchio. Non lo mangi? Hai deciso di diventare vegetariano tutt'a un tratto? E la cocacola non la bevi?».
Il vecchio sta terminando le patatine.
Ha sete.
Ha ancora due dita di cocacola: alza il bicchiere per portarlo alla bocca.
Il giovane è più veloce e gli versa dentro quel po' di birra che gli restava nel boccale.
Il vecchio, sempre lentamente e in silenzio, abbassa il bicchiere e lo ripone sul tavolo.
«Passata anche la sete, vecchio? Non ti finisci la cocacola?»

I due giovani si sganasciano dalle risate.
Si avvicinano e si danno il cinque con la mano aperta.

Il vecchio si alza.
Si avvicina alla cassa.
Lentamente.
Il padrone, sottovoce, gli chiede scusa per quello che è successo. Dice che non se lo spiega, che non capitano mai cose simili nel suo locale. E per dimostrare tutto il suo dispiacere per l'accaduto, aggiunge che gli offre il pranzo.
Il vecchio non ringrazia. Rimette in tasca il portafogli con cui stava per pagare ed esce.

La cameriera si avvicina al tavolo che ora i due giovani hanno occupato, portando birra e bistecca al biondo.
Il rosso non vuole essere da meno.
Ha le parole che gli si impastano in bocca, la testa che ciondola e gli occhi semichiusi, ma riesce a ordinare:
«Idem anche per me, ragazza».

Poi il biondo, guardando la cameriera, commenta.
«Certo che quel vecchio... davvero un tipo senza palle. Si è fatto fare di tutto e non ha reagito. Ti sembra un vero uomo?»
La ragazza guarda fuori dal locale, attraverso l'ampia vetrina che dà sulla strada.
Sorride. Proprio nel momento in cui si sente un botto terribile.

I due hanno le spalle voltate e non possono vedere.
Neppure fanno caso allo schianto.
Il rosso ha la testa pesante, sempre più intontito dagli effetti dell'alcol: ha smesso di ascoltare.
Il biondo continua ad essere preso dalla storia del vecchio.
Si sta seccando.
«Che hai da sorridere, adesso, ragazza? Ti pare che abbia detto una sciocchezza? Hai visto anche tu: ti pare che un uomo possa subire in silenzio come ha fatto quel vecchio?»
La cameriera teme di aver offeso il ragazzo e si affretta a rispondere.
«No no, forse hai ragione tu. Può darsi che non sia un vero uomo. Quel che mi pare certo è che non è un grande guidatore. Del resto lo si poteva capiva anche dalla macchina, tutta scassata e piena di bolli, che aveva posteggiato qui davanti.
Il biondo guarda la ragazza con occhi interrogativi.
«E questo che c'entra?»
«Ma non avete sentito il botto?».
Il rosso dorme con la testa appoggiata al tavolo.
Il biondo ora è curioso.
«No. Che è successo?».
La cameriera gongola nel dare la notizia.
«Il vecchio, appena uscito, è entrato in macchina. Ed è partito a razzo. Ma prima ha fatto una retromarcia tanto veloce che ha praticamente distrutto le due moto giganti che qualcuno gli aveva parcheggiato dietro...».

*** Massimo Ferrario, La retromarcia, per Mixtura, 2016. Libera riscrittura di un testo anonimo che circola in rete.


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