Sta proprio succedendo. “Più felici se si lavora sei ore invece di otto: la rivoluzione svedese che l’Europa invidia”, titola la Repubblica. In sostanza mentre nel resto della Svezia l’orario lavorativo settimanale continua a essere di 35 ore, a Göteborg, maggior porto scandinavo e seconda città svedese, gli uffici comunali, la fabbrica della Toyota e alcune altre imprese pubbliche e private, compresa una casa di cura, hanno introdotto l’orario settimanale di trenta ore.
I risultati, lo conferma il Telegraph, sono ampiamente positivi: i lavoratori stanno meglio e sono più felici, il lavoro costa meno perché diventa più produttivo e si riducono le assenze. Il Washington Post ricorda che orari di lavoro e produttività sono inversamente proporzionali, e che la maggior parte dei danesi già lavora quattro giorni alla settimana. Cita però anche una voce contraria: far tutto quanto c’è da fare in sole sei ore può risultare “troppo stressante”. (...)
Tra l’altro le persone creative tendono di norma a lavorare più, e non meno del tempo previsto, per il semplice motivo che non riescono a sospendere il compito su cui sono concentrate, e che cominciano a concentrarsi quando meglio gli riesce. La transizione, dunque, non sarà per niente facile e l’intero sistema andrà reinventato, tempi, luoghi, processi e regole comprese.
*** Annamaria TESTA, pubblicitaria, Lavorare meno non sempre ha effetti positivi, 'internazionale.it', 5 ottobre 2015
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