Poveri giovani. O almeno poveri quei due milioni e mezzo di individui, tra i 15 e i 29 anni, che non sono più a scuola e non sono nemmeno nel mondo del lavoro.
Hanno coniato una sigla per indicarli, «Neet»: Not in Education, Employment or Training, e spiegare cosa fanno è semplice: niente. O meglio, mandano curriculum senza esito, e fanno passare le giornate.
I numeri non sono precisi, ma un’idea di quanti siano c’è: 13 milioni e mezzo in Europa, un quarto dei giovani di questa fascia d’età da noi, il 26%. Hanno un’età compresa tra 15 e 29 anni. E pagano alla crisi, o all’incapacità del sistema educativo, lo scotto più alto: l’esclusione dal sistema sociale. In Europa sono aumentati dal 10,9% del 2007, al 12,4% del 2014. Dal 16,2% al 26% in Italia. Un primato, quello del nostro Paese, ottenuto con distacco: per essere classificati «very high rate» basta il 17%. La media Ue è del 15%. Solo la Grecia fa peggio di noi: 28%, mentre la Germania è all’8% e la Francia al 13. (...)
*** Antonella DE GREGORIO, giornalista, Giovani senza studio né lavoro, La carica dei Neet: in Italia sono 2,5 milioni, i peggiori d’Europa, 'Corriere.it', 6 ottobre 2015
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