«Uno dei problemi che ho con Internet è che sta rendendo sempre più difficile per i giornalisti essere pagati, in particolare i freelance. È un cane che si morde la coda: qualcuno fa un enorme lavoro per trovare dei fatti, ma nell’istante in cui li pubblica vengono subito presi, linkati, twittati, copiati, senza che chi li ha scoperti venga adeguatamente compensato da chi li consuma. Io, come romanziere, ho la fortuna di essere pagato bene per i contenuti che produco, e non vedo perché ai giornalisti non dovrebbe succedere altrettanto». (...)
La replica che il mondo è cambiato, ormai chiunque abbia uno smartphone è quanto meno un testimone, e poi ci sono i blogger e i leaker a informarci, non la beve neanche un po’.
«No, così si alimenta solo il rumore, e vince chi grida più forte. Ho seri problemi con chi dice che i giornalisti non ci servono più, perché tanto abbiamo i leakers, i citizens journalist, il crowd sourcing o i blogger. È un cammino che porta a una cittadinanza disinformata, oppressa e uniformata, perché non c’è nessuno che cerca responsabilmente di riportare cosa succede. Solo opinioni personali, spesso opposte e violente, non digerite. Chi urla più forte ha ragione. Penso che sia sbagliato diffondere così l’informazione». (...)
«Naturalmente dobbiamo trovare un nuovo modello, che consenta al giornalismo serio di qualità di essere pagato, e quindi di sopravvivere. Nel frattempo, però, bisogna sostenerlo in qualche modo, e io credo che le grandi fondazioni dovrebbero accollarsi l’onere di fare da ponte. In altre parole, pagare per tenere in vita le testate, in attesa di trovare il nuovo modello per stare in piedi con i proprio piedi». Jonathan capisce che ciò provocherebbe subito dei problemi: «Le fondazioni porterebbero con sé le loro inclinazioni ideologiche, influenzando il prodotto, ma questo difetto si potrebbe compensare coinvolgendone un numero consistente con posizioni diverse. Capisco che sarebbe una soluzione imperfetta, ma rappresenterebbe la risposta d’emergenza a uno stato di disperazione. Fino a quando non troveremo la maniera di far rinascere il giornalismo, senza lasciare che muoia».
*** Jonathan FRANZEN, 1959, scrittore e saggista statunitense, intervistato da Paolo Mastrolilli, Il gironalismo è a rischio. Internet lo sta uccidendo, 'La Stampa' 29 settembre 2015
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