sabato 13 dicembre 2014

#FILASTROCCHE / Filastrocca di Natale: proviamoci (M. Ferrario)

Gridava un bambino
piccino piccino.
«E’ Natale,
non vale,
smettete la guerra:
la Terra 
sta male,
soprattutto a Natale.
Se il mitra non tace,
se manca la pace,
perché siamo nati?
Chi corre nei prati?»

Ora il bimbo è cresciuto.
Ha il cuore ormai muto
e l’animo chiuso
di chi è disilluso. 
Ha stanca la voce:
troppa gente sta in croce.
Si continua a sparare
anche in campi da arare.
Dove cadono bombe,
fuggon via le colombe.

Sperare ugualmente?
Per molti fa niente
se a Natale si mente,
tanto poi ci si pente
e si scambian regali,
non importa se uguali.
Per chi ha modi scorretti
e ama fare sgambetti
il Natale è perfetto
per fingere affetto:
se camuffi il tuo io,
dimostrandoti pio,
e sorridi cortese,
ti abbuonan le spese.

Ci vorrebbe coraggio
come quello di un saggio
per capire che vale
soltanto il Natale
che si fa tutto l’anno. 
Finirebbe l’affanno
di doni e di auguri.

E saremmo più puri.

(Ma sì, si può fare.
Almeno, provare)


*** Massimo Ferrario, Filastrocca di Natale: proviamoci, in 'Pensieri&Sorrisi', dicembre 2010. Anche in 'losguardopoIetico', 6, 21 dicembre 2012. E in 'ti racconto una fiaba', http://bit.ly/1aFtbKt


In Mixtura ark #Filastrocche qui

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(MasFerrario) - Natale. Capodanno.
Non mi piacciono le celebrazioni.
Sanno di retorica. E ne circola già fin troppa.
Però dipende. Da come vengono celebrate, appunto.
Con quale animo.
Per esempio, se sono un 'ri-cordare' (etimologico), ben vengano: servono a rimettere 'in accordo il cuore'.
A 'riaccordarlo', appunto.
Quindi, magari, servono a 'rianimare l'anima'. A 'ridare senso'. Nel senso anche di ritrovarlo, questo senso. E nel significato, allargato, di (ri)trovare una 'direzione'.
Spesso infatti 'ricordare la direzione' aiuta a 'rinascere' (o a favorire processi di 'rinascita': in noi o attorno a noi).
Non avviene automaticamente, com'è ovvio. Occorrono volontà e sforzo. Del resto, sappiamo che quasi sempre le condizioni indispensabili non sono sufficienti. Ma non per ciò smettono di essere indispensabili.

Dunque, anche per chi come me è laico e ateo, ben venga il Natale. Se può essere l'occasione di un ripensamento. Su chi siamo e su come sarebbe meglio che fossimo.
Un'occasione per credenti (di ogni religione) e non credenti (di ogni ideologia).

Da qui, la filastrocca che ho scritto qualche anno fa.

Essendo appunto una filastrocca (rivolta quindi soprattutto ai bambini), abbonda di zucchero.
Anche troppo, forse.
Per la gioia di chi, orgogliosamente iscritto al partito del cattivismo imperante, può subito alzare il dito accusatorio contro il buonismo e la melassa.

Però, a proposito di melassa, è pur vero che qualche volta, «un uomo è grande, grande davvero / quando ritorna bambino di nuovo».
Sta scritto in una canzone di Riccardo Fogli e Vincenzo Spampinato, Il mio grande papà, 1987, 30^ edizione dello Zecchino d'Oro (qui)

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