Il mio vicino, un uomo di 65 anni con i capelli argentati di nome Li Chenggang, originario della provincia dello Shaanxi, non tocca quasi il pane. Non ha apprezzato neanche i gamberi marinati con tempura al sesamo, la crema di pomodori fredda con mousse di mascarpone, le linguine al sugo di astice, il merluzzo al sambal, il maiale glassato né il dolce al cioccolato fondente con gelato alla nocciola.
“Non sono abituato a mangiare cibo occidentale”, mi dice. Quando Martínez spiega la scienza dell’abbinamento tra cibo e vino, mettendo in dificoltà l’interprete con la parola “tannini”, Li lascia il suo bicchiere intatto.
Alla fine gli chiedo come gli è sembrato il pasto.
“A essere sincero, orrendo”, risponde, aggiungendo che preferisce gli spaghettini biangbiang, un piatto semplice dello Shaanxi.
Per Li, come per la maggior parte dei 2.635 passeggeri della nave (il 98% dei quali cinesi), quella è la prima crociera. Dopo una vita passata a lavorare in un noto studio di architetti nella sua provincia, Li si è voluto fare un regalo. Così ha comprato per sé e per la nipote Lin Ruijuan, una studente di medicina, uno dei pacchetti più costosi: una suite da quattromila dollari con balcone e un rifornimento infinito di frutta fresca. Fino a quel momento, però, non è affatto impressionato. Trova il servizio freddo e non c’è abbastanza cibo cinese. Ma soprattutto, il trattamento speciale che gli riservano non è abbastanza speciale. “I soldi parlano da sé”, dice. “Io ho molti soldi”. (...)
L’idea secondo cui i viaggiatori cinesi vogliono più distinzioni di classe, non meno, è diventata un leitmotiv.
La prima volta che ho parlato con Li, l’architetto che non apprezzava il pane, stavamo facendo un’escursione a terra in Giappone. Li si lamentava del fatto che, avendo pagato più di altri ospiti, avrebbe dovuto avere un posto migliore sull’autobus.
“I soldi comprano il servizio buono”, mi ha spiegato. Aveva lavorato duro e voleva sentire che i suoi guadagni erano spesi bene.
Un giorno in piscina conosco Frankie Wu, un giovane padre di famiglia che lavora come analista nel settore dei beni di lusso a Hong Kong. Fa una critica simile: “Trattano tutti allo stesso modo”, dice. I prezzi dei biglietti vanno dai 1.162 dollari (circa un terzo del reddito medio annuo disponibile) ai 6.456 dollari. “Qui ci sono persone di estrazioni sociali molto diverse. Alcune dovrebbero ricevere un trattamento più lussuoso”. Dopo le navi rigidamente stratificate dei primi del novecento (pensate a Jack e Rose in Titanic), negli ultimi decenni le crociere sono diventate un’occasione di livellamento sociale. Al di là dei discorsi sull’importanza di viziare i clienti, le crociere sono soprattutto un luogo di democratizzazione del lusso. Una volta a bordo, tutti sono ugualmente importanti. Yu e Li, invece, preferirebbero che le crociere fossero più simili ai sistemi castali galleggianti di una volta.
“L’espressione ‘esperienza collettiva’ è diventata una parolaccia”, mi spiega Wu. I cinesi con i soldi “vogliono essere trattati in modo diverso solo perché guadagnano poco più dei loro vicini”. (...)
Li mi parla della sua infanzia. È cresciuto in una zona rurale dello Shaanxi, in una famiglia che non aveva da mangiare. Si ricorda di quando mangiavano la scorza degli alberi e macinavano i torsoli delle pannocchie per mangiarne la polvere. Nonostante gli stenti, era un comunista leale.
“Tutti veneravano Mao come un dio”, mi racconta. Nel 1969 incontrò uno studente di Liang Sicheng, considerato il padre dell’architettura cinese moderna, e diventò suo apprendista. Ignorando lo spirito prevalente della rivoluzione culturale (distruggi il vecchio mondo, crea il mondo nuovo), Li si appassionò in fretta all’architettura tradizionale cinese. In seguito creò uno studio specializzato nella costruzione di edifici in stile antico, che ebbe parecchio successo.
Oggi Li ha un giro d’affari di milioni di dollari all’anno.
Gli chiedo come riesce a conciliare la fede giovanile in Mao con il suo debole per le vacanze esclusive. “Devono esistere le distinzioni di classe”, risponde. “Senza stratificazione non c’è spinta a lavorare duro”.
E il principio secondo cui tutti dovremmo essere uguali?
“È solo un’idea”, dice. “Il comunismo è una grande idea, come le religioni nel vostro paese: il cattolicesimo, la vergine Maria, il paradiso. Cos’è il paradiso? Tu ci sei stato?”.
Negli ultimi anni il presidente Xi Jinping ha parlato del “sogno cinese”. Secondo Li, esiste un rapporto con il mondo delle crociere.
“Cos’è il sogno cinese? Significa ottenere quello che uno si è meritato attraverso il duro lavoro. E cos’è che uno si merita? Il piacere”.
Li sta solo cercando di godersi la vita. Si accende un’altra Yellow crane tower.
“Preoccuparsi fa male. Se hai paura della morte, non puoi vivere”, dice.
*** Christopher BEAM, giornalista statunitense, Bloomberg Businessweek, Usa, Cina, La repubblica delle crociere, 'Internazionale', 1113-1114, 31 luglio 2015, traduzione di Francesca Spinelli, fs
foto di Ka Xiaoxi,
'Internazionale', 31 luglio 2015
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