Creatività e genialità spesso sono accomunate e si trovano sia nell’arte sia nella scienza. Ad esse si accompagna anche, nel senso comune, l’idea di sregolatezza, originalità, eccentricità. Sono di solito considerati tratti distintivi di un singolo individuo, particolarmente dotato e portatore di qualcosa di unico e singolare. Qualcosa di ascritto e inscritto da qualche parte nel suo essere: magari in quello che oggi chiamiamo patrimonio genetico, capacità intellettiva, et similia.
Siamo certi sia solo questione di DNA? Oppure gli ingredienti della creatività dipendono anche da opportunità sociali e culturali che si rendano disponibili? (...)
Lo stereotipo prevalente considera dunque il talento del genio creativo come una proprietà singolare di persone fuori dall’ordinario, a cui attribuiamo doti per lo più innate, insite in un bagaglio quasi-biologico. In questa narrazione, la dimensione sociale interviene soltanto nella fase di riconoscimento (salvo il rischio del “genio incompreso”), quando apre le strade del successo e della conseguente celebrità.
Lo stereotipo prevalente considera dunque il talento del genio creativo come una proprietà singolare di persone fuori dall’ordinario, a cui attribuiamo doti per lo più innate, insite in un bagaglio quasi-biologico. In questa narrazione, la dimensione sociale interviene soltanto nella fase di riconoscimento (salvo il rischio del “genio incompreso”), quando apre le strade del successo e della conseguente celebrità.
Eppure… (...)
*** Pina LALLI, docente dell'università di Bologna, dipartimento di Scienze politiche e sociali, Creativi si nasce o si diventa?, 'linkedin.com/pulse', 8 agosto 2015
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Sempre in Mixtuta, 1 altro contributo di Pina Lalli qui
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